LUGANO – In tanti l’aspettavano. In tanti speravano in una presa di coscienza da parte dell’ASF. Ma in pochi, pochissimi, credevano in una presa di posizione da parte della Federazione. Quella Federazione che già dopo l’ultimo Europeo non era riuscita neanche a spendere due parole importanti per Petkovic, in grado di riportare la Svizzera in un quarto di finale di una competizione internazionale dopo oltre sessant’anni, e che capita l’antifona aveva salutato tutti per abbracciare la prima occasione utile che gli era capitata (il Bordeaux, neanche parlassimo del Brasile). E neanche questa volta l’ASF è stata in grado di far sentire la sua voce, di usare testa e carattere, nell’affrontare il problema – perché di problema dobbiamo parlare – che risponde al nome di Murat Yakin. L’unico a metterci faccia e parole è stato Pier Tami, che aveva parlato apertamente di “involuzione”. Quel Tami che, a conti fatti, è il vero sconfitto di tutta questa faccenda, mentre Murat Yakin, dall’alto del suo contratto e dei suoi contatti – in Federazione – non può che sorridere.
Un sorriso che difficilmente potrà durare però per più di 7 mesi. Tanti ne mancano al prossimo Europeo e Yakin ci arriverà con un paio di amichevoli da disputare, con un gruppo che non lo segue – anzi lo attacca anche durante le interviste – con un gioco che lascia ormai a desiderare e con i risultati che non arrivano più da un pezzo. Per l’ASF quanto fatto fin qui dall’ex tecnico di Sciaffusa e Sion è tutto perfettamente nei piani di quanto prevede il contratto (ci siamo qualificati per l’Europeo), ma evidentemente dalle parti Muri non hanno visto le gare disputate dalla nostra Nazionale negli ultimi mesi. Oppure le hanno viste e a sbagliare siamo stati e siamo noi, che ci siamo illusi di avere davanti a noi una squadra forte, competitiva, in grado di poter finalmente puntare in alto e di guardare in faccia le nazionali top d’Europa e del Mondo.
Evidentemente ciò che importava era qualificarsi all’Europeo (come è ovvio che fosse), ma farlo soffrendo fino alla fine, pareggiando, perdendo e giocando malissimo – con continui buchi mentali – contro il Kosovo, la Bielorussia, Israele e la Romania poco importa alle alte sfere del calcio elvetico. Oppure – e allora davvero non abbiamo capito nulla e ci siamo solo illusi – il vero valore della Svizzera (che spesso, bisogna ammetterlo, è stata esaltata oltre i propri meriti negli ultimi anni) è questo. Se è così, alziamo le mani, e applaudiamo alla scelta dell’ASF di continuare il cammino con Murat Yakin in panchina, ben consci però che il suo è e sarà un cammino da traghettatore. Sì perché la decisione forte è stata nuovamente rimandata, ma i problemi restano e resteranno e l’Europeo, ahi noi, si avvicina e rischia di farci vivere un mese di giugno davvero complicato, sportivamente parlando… e in quel caso sarà dura anche per il buon Murat salvare la propria panchina.