Sport, 12 dicembre 2023

“Mansueto crei un’Academy. Per il Ticino sarebbe l’ideale”

Calcio: l’ex presidente Renzetti parla del Lugano, del suo futuro e lancia un’idea...

LUGANO - Dopo aver celebrato Jonathan Sabbatini, che contro il Basilea ha festeggiato le 412 presenze in bianconero (record assoluto della storia dell’FCL), il presidente Angelo Renzetti, mentore del giocatore di origini uruguaiane, torna a parlare della sua ex squadra e anche del movimento cantonale. E come al solito le sue esternazioni producono idee e visioni. Lo abbiamo sentito nei giorni scorsi. 


Presidente, partiamo dal Lugano. Qual è il bilancio sino a questo momento della squadra?
Fino a questo momento il bilancio è buono. Anzi c’è molto rammarico per tutti gli infortuni che sono capitati e per qualche punto gettato al vento. Abbiamo comunque avuto la dimostrazione che questa rosa permette di rimanere a galla anche in momenti e situazioni di emergenza come negli ultimi tempi, con tre competizioni a ritmo serrato, trasferte, assenze di cinque o sei titolari, e via dicendo...


Forse qualcuno, ingolosito dai risultati degli ultimi anni, pretendeva di più...
Non credo che ci siano state pretese superiori però evidentemente ci sono anche aspettative che mettono pressione su tutto l’ambiente ed è un po’ peccato, specialmente in una realtà come la nostra che non è quella dello Young Boys o di altre squadre blasonate con grande seguito di pubblico. Siamo una piccola realtà, con gli spettatori che abbiamo, in un contesto definito e sappiamo che le aspettative a tutti i livelli generano pressione e non fanno del bene.


Croci Torti è sempre saldo sulla tolda di comando? Come lo ha visto negli ultimi tempi?
Non sono io che posso rispondere a questa domanda. Io penso che Mattia meriti di restare, gran parte del merito dei risultati ottenuti dal Lugano in questi anni è suo. Ha dimostrato di essere una persona di carattere, un uomo vero. E questo è un valore che la società deve preservare, così come la ticinesità che è l’aspetto che finora è un po’ mancato nella nuova gestione. È grazie a Croci-Torti se c’è ancora un’identità riconoscibile e un buon legame col territorio.


La società lo ha sinora assecondato. Sembra un rapporto solido, almeno visto da fuori.
Non lo so. Credo che tutte le persone di buon senso possano valutare benissimo quanto ha fatto l’allenatore per la causa bianconera e non parlo solo a livello strettamente agonistico. Poi, da fuori, è difficile pronunciarsi su quanto avvenga all’interno, ho l’impressione che sia il rapporto sia saldo.


Il colpaccio di Istanbul è stato definito storico. Poi però è mancata continuità.
Le imprese che passano alla storia si fanno una volta ogni morte di Papa, non è che tutte le settimane puoi fare un colpaccio. Alla luce di quello che ha fatto finora il Besiktas anche quella vittoria assume un altro colore.


Cosa ne pensa della partenza di Townsend?
Credo che per certi versi la partenza del “prof”possa starci. Per la nuova proprietà può apparire superato e hanno imboccato altre strade. Certo lasciarlo andare così da un momento all’altro senza una spiegazione ha destato qualche perlessità. È mancata la trasparenza tanto decantata.


Capitolo nazionale: Yakin doveva essere confermato?
A questo punto bisognava confermarlo. Non è che fuori dalla porta ci sia la fila di tecnici che conoscono il calcio svizzero e che siano adatti a dirigere una squadra nazionale plurilingue, che è cosa diversa dall’allenare quotidianamente un club. Penso sia sempre un vantaggio poter fare affidamento su qualcuno che possa correggere i proprio errori.


Chi vedrebbe, semmai, al posto di Yakin?
Non lo so. Ho avuto tante esperienze con allenatori e ognuno aveva il suo problema, non esiste il tecnico perfetto. In questo momento non saprei proprio chi indicare. Come ho detto prima confermerei Yakin e poi rifletterei e mi guarderei eventualmente intorno con scienza e coscienza.


Girone Europei 2024: per la Svizzera facile o difficile?
Ritengo che sia un girone alla portata della Svizzera. La Germania, anche se gioca in casa, non sta attraversando un momento brillante. Le altre squadre non sono superiori ai rossocrociati. Se ci presentiamo facendo valere le esperienze precedenti – ricordo che in passato la squadra ha compiuto dei veri exploit – e se c’è nel gruppo la consapevolezza e la capacità di crederci sino in fondo, non dovremmo avere problemi a superare il turno.


Lugano a parte, in Ticino il calcio continua ad offrire situazioni quanto meno sorprendenti. Vedi Paradiso. A Bellinzona si naviga a vista, il Locarno è atteso in una categoria più consona al suo blasone.
Credo che il Ticino abbia possibilità limitate per mantenere più squadre a un certo livello. Il substrato economico è quello che è e il bacino di pubblico risente fortemente della concorrenza di altri sport e delle squadre italiane. Bisogna concentrarsi sulla famosa piramide con una squadra in Super League, che può essere il Lugano, una in Challenge League che può essere il Bellinzona e una o due in Promotion League. La soluzione o via d’uscita che dir si voglia sarebbe avere una regia unica. L’ideale sarebbe che Joe Mansueto creasse un’Academy in Ticino e gestisse tutto il movimento, Team Ticino compreso. Allora sì che potremmo diventare una potenza.


Presidente: la rivedremo ancora sulla scena?
Assolutamente no. Ho la mia età e per l’ennesima volta ripeto che ho dato abbastanza e vorrei avere davanti un periodo di tranquillità e serenità, rimanendo un grande appassionato di calcio che guarda però dall’esterno a quanto succede. Anche perché ricoprire certe cariche ti logora: conduci una vita stressante e rischi di mostrare anche gli aspetti peggiori di te perché vivi le situazioni in modo viscerale come è successo a me a Lugano.

M.A.

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