Blast, un media francese, ha indagato per più di sei mesi sulle attività delle "newsletter alternative" in Svizzera. Quest'estate, appena prima della pubblicazione di una doppia inchiesta che rivela in particolare l'"atmosfera deleteria" che regna all'interno del gruppo di marketing digitale Vivara, con sede a Losanna, la testata riferiva di aver ricevuto una chiamata del tribunale civile di Ginevra che gli vietava di pubblicare il nome di uno dei dirigenti della società. Questa procedura, denominata “misura cautelativa”, era stata avviata da dall'avvocato del dirigente interessato dalle rivelazioni. Il motivo di tale misura è che l'articolo di Blast costituirebbe un attacco “imminente e suscettibile di causare gravi danni al suo cliente”. L'avvocato ginevrino ha inoltre aggiunto che le informazioni rivelate non sarebbero di interesse pubblico.
I responsabili della testata francese si sono quindi presentati, senza rappresentanza legale ("non ne avevamo i mezzi") davanti alla sbarra del tribunale cantonale di Ginevra. Senza successo, in quanto gli fu ordinato di non pubblicare il nome di questo amministratore e di rimborsare 1'700 franchi. Mentre Blast parla di “multa”, l'avvocato della parte opposta risponde che si tratta della “somma corrispondente al rimborso delle spese legali”. Questa misura temporanea attende comunque ancora una decisione definitiva.
In un articolo pubblicato l'8 dicembre sul loro sito, i giornalisti parlano di un “processo sommario”. Denunciano una giurisdizione svizzera che impedisce ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro e definiscono queste misure provvisorie “una museruola alla libertà di stampa in Svizzera”.
Questo articolo dà la parola anche ad alcuni giornalisti svizzeri. Tra questi, il cofondatore di Gotham City, François Pilet. Per lui il ricorso alle misure cautelative è “utilizzato da persone potenti che vogliono ritardare un articolo o cercare di scoraggiarci. È ampiamente usato in Svizzera ed è molto facile da implementare.”