La Svizzera dovrebbe differire l'entrata in vigore della tassazione minima OCSE, in attesa che gli altri paesi firmatari applichino a loro volta la riforma. È quanto chiede una mozione presentata dal Consigliere nazionale Lorenzo Quadri riguardo all'aliquota minima del 15% approvata nel 2023 in votazione popolare.
“Insieme a circa 140 altri Stati – ricorda Quadri - la Svizzera ha aderito al progetto di riforma che prevede l’imposizione dell’utile dei grandi gruppi di imprese attivi a livello internazionale, che realizzano una cifra d’affari annua superiore ai 750 milioni di euro, con un’aliquota minima del 15%”.
“Tuttavia la situazione sul fronte della tassazione minima OCSE appare ora alquanto incerta. Al momento risulta infatti che una buona parte dei 140 Stati firmatari – a partire dagli USA, primi promotori - non saranno pronti (o disposti) ad applicare la tassazione minima nel 2024, e verosimilmente nemmeno nel 2025”. Visto questo tergiversare, la Svizzera dovrebbe quindi evitare di applicare la riforma finchè gli altri paesi firmatari non la attuino. Altrimenti, sottolinea Quadri, “la Svizzera danneggerebbe la propria piazza economica, esponendosi al rischio concreto di delocalizzazioni, perdendo gettito fiscale e posti di lavoro”.
Introdurre anzitempo l'aliquota minima sarebbe un “assurdo atteggiamento” da “prima della classe” nel “sottomettersi a Diktat internazionali, lesivi della sua sovranità ed a torto ritenuti 'ineluttabili'”, che la danneggiano, ritiene l'esponente leghista. “La Svizzera -scrive Quadri a conclusione della mozione - deve, semmai, essere l’ultima ad adeguarsi. L’affrettato smantellamento del segreto bancario dovrebbe pur aver insegnato qualcosa”.