Venerdì sono state depositate alla Cancelleria federale le firme dell'iniziativa popolare “Elettricità per tutti in ogni momento”, soprannominata anche “Stop al blackout”. Quasi 130'000 firme hanno accompagnato il testo che, di fronte al rischio di penuria ritenuto “onnipresente”, chiede “un approvvigionamento elettrico sicuro e a impatto climatico zero” in Svizzera.
E per raggiungere questo obiettivo senza affidarsi interamente alle importazioni di elettricità che “non sono una soluzione affidabile”, è necessario puntare sull’atomo, secondo i promotori. “L’obiettivo zero emissioni entro il 2050 può essere raggiunto solo con l’aiuto dell’energia nucleare”, afferma Eduard Kiener, ex direttore dell’Ufficio federale dell’energia (UFE) e membro del comitato dell’iniziativa. Per il consigliere nazionale Marcel Dobler (PLR/SG) è addirittura necessario esaminare “la possibilità di avere nuove centrali nucleari”.
Sostenuta dai partiti borghesi, l’iniziativa “Stop the Blackout” è fortemente osteggiata dalla sinistra e dagli ambientalisti. Secondo Greenpeace Svizzera, ad esempio, la costruzione di nuove centrali costerebbe cara ai contribuenti, “perché gli investitori privati non hanno voglia di intraprendere progetti così rischiosi”. Inoltre, la ONG afferma che i rischi di incidenti nucleari rimarrebbero “significativi”, anche se venissero costruite nuove centrali.
Il Partito socialista, da parte sua, insiste sul fatto che le nuove centrali “non funzioneranno prima di 30 o 40 anni”. Questo, “mentre gli anni più critici per la fornitura di energia elettrica saranno i prossimi 10-20 anni”. Per far fronte a un'eventuale carenza di elettricità, il PS punta quindi sulle energie rinnovabili, “poiché gli impianti eolici, solari o idraulici possono essere costruiti rapidamente e a costi inferiori”.