Appena entrato in funzione come direttore del dipartimento di Giustizia e Polizia il Consigliere federale socialista Beat Jans aveva annunciato una stretta in materia di asilo. Quasi sei mesi dopo questo annunciato inasprimento è in gran parte rimasto lettera morta.
Appena entrato in carica, Jans ha dovuto affrettarsi a prendere le distanze dalla linea adottata dal Consiglio federale in materia di asilo. Si tratta di una “divergenza strategica”, aveva dichiarato il copresidente del PS, Cédric Wermuth. Oggi la sinistra non ha più veramente motivo di indignarsi.
Fra gli inasprimenti annunciati la necessità, per chi desidera chiedere asilo in Svizzera, di motivare la propria richiesta per iscritto. La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha dichiarato in un comunicato di aver esaminato l'obbligo di motivare le richieste e di essere giunta alla conclusione che “sarebbe legato a notevoli difficoltà giuridiche e pratiche nella sua attuazione.
Un'altra misura prevista era l'obbligo di presentare le domande di asilo durante la settimana, una condizione finora irrealizzata. Una limitazione dell'accesso ai centri d'asilo nei fine settimana "sarebbe difficile da applicare", scrive la SEM. L’accesso, infatti, deve continuare ad essere garantito alle persone vulnerabili. In alternativa, la Confederazione vuole ora esaminare la possibilità di assumere personale di picchetto per rilevare le impronte digitali degli arrivi nei fine settimana. Questo per evitare che chi non vuole chiedere asilo ne abusi.
Jans viene oggi criticato per non essersi reso conto che queste misure erano in realtà giuridicamente e praticamente inapplicabili prima che fossero annunciate. La SEM sottolinea tuttavia che il consigliere federale aveva dichiarato di voler “esaminare” in anticipo l'attuazione delle misure. Tuttavia, l'Unione Democratica del Centro (UDC) critica il consigliere federale per le sue promesse che non vedranno mai la luce.
L'unica misura applicata, almeno in parte, è la procedura veloce per i richiedenti l'asilo provenienti dal Maghreb. Denonimata “procedura di 24 ore” in realtà dura ben più di 24 ore, a volte anche settimane. Tuttavia, da quando è stata introdotta il numero delle domande d'asilo provenienti da Tunisia, Algeria e Marocco è diminuito del 62%, rileva la SEM.
Dalle misure dichiarate resta ancora la “tavole rotonda” dei Cantoni per affrontare il problema dei richiedenti asilo criminali. Se questa tavola rotonda avrà veramente luogo rimane però ancora da vedere, come rimane da vedere se essa porterà effettivamente a soluzioni concrete.