Una lettera firmata dagli ambasciatori di quattro paesi neutrali, tra cui la Svizzera, e che chiede una più stretta cooperazione con i paesi della NATO sta creando imbarazzo a Palazzo federale, in quanto nessun parlamentare era stato informato della missiva.
"L'ambasciatore svizzero presso la NATO a Bruxelles, Philippe Brandt, ha cofirmato a dicembre una lettera esplosiva", riferisce il "SonntagsBlick" citando un articolo del quotidiano austriaco "Die Presse". Ma a Palazzo Federale l’esistenza stessa di questa lettera è sconosciuta. "Chiederò al Dipartimento della Difesa perché finora non ne siamo stati informati", dice Priska Seiler Graf (PS/ZH), presidente della Commissione per la politica di sicurezza (CPS) del Consiglio nazionale. Accoglie però con favore l’orientamento del Consiglio federale: “Avvicinarsi non significa aderire alla NATO”.
Un'altra storia quella dell'UDC, che sabato ha appena presentato la sua iniziativa sulla neutralità e che mette in guardia contro un'adesione strisciante alla Nato. Werner Salzmann (UDC/BE), presidente del CPS del Consiglio degli Stati, ritiene che “la priorità adesso è ripristinare la capacità di difesa del nostro esercito. Abbiamo bisogno di una dottrina di difesa il più rapidamente possibile. Senza questa base non possiamo acquisire conoscenze mirate, né esercitarci adeguatamente, né prepararci per possibili collaborazioni”.
Quanto al Dipartimento degli affari esteri (DFAE), "non vede nulla di nuovo in questa richiesta di avvicinamento con la NATO", riferisce il quotidiano tedesco. In passato la Svizzera ha già partecipato alle riunioni del Consiglio Nord Atlantico e anche alle esercitazioni CMX, “nel rispetto della neutralità”, secondo il DFAE.