La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), che condanna la Svizzera per la sua inazione sul clima non è decisamente del gusto del Parlamento. Dopo il Consiglio degli Stati la settimana scorsa, il Consiglio nazionale ha a sua volta adottato, mercoledì, con 111 voti favorevoli e 72 contrari, una dichiarazione in cui precisa che la Svizzera non deve darvi seguito, “dato che i suoi sforzi passati e attuali in materia di politica climatica soddisfano gli obiettivi requisiti in materia di diritti umani stabiliti nella sentenza”.
“L’articolo attuato è l’articolo 8, che prevede il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Trarre da questo diritto l’obbligo per gli Stati di adottare una politica climatica è un’interpretazione eccessiva”, ha aggiunto Philippe Nantermod (PLR/VS). “Ciò che la CEDU sta facendo con questa sentenza è chiedere a uno Stato membro di cambiare la sua politica. Questo non è il suo lavoro."
Il dibattito si è presto trasformato in un duello sinistra-destra. Con da una parte l’Udc e il Plr che accusano la Cedu di violare il principio della separazione dei poteri. "Quando un potere invade la giurisdizione di un altro, ciò ha un nome: possiamo chiamarlo colpo di stato", ha lanciato Jean-Luc Addor (UDC/VS), che ha inoltre affermato che l'associazione “anziani per il clima” che hanno fatto causa alla Svizzera fossero “solo dei boomer che pretendono di negare ai nostri figli le condizioni di vita di cui hanno goduto per tutta la vita”. Opinione condivisa da Michael Graber (UDC/VS), che parla di "persone che d'estate hanno un po' troppo caldo".
Per il PLR la Convenzione europea dei diritti dell'uomo non contiene alcun diritto a un ambiente sano. “L’articolo attuato è l’articolo 8, che prevede il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Trarre da questo diritto l’obbligo per gli Stati di adottare una politica climatica è un’interpretazione eccessiva”, ha aggiunto Philippe Nantermod (PLR/VS). “Ciò che la CEDU sta facendo con questa sentenza è chiedere a uno Stato membro di cambiare la sua politica. Questo non è il suo lavoro."
Il PS, i Verdi e i Verdi liberali si sono invece opposti alla Dichiarazione. “La Svizzera ama svolgere un ruolo pionieristico nello sviluppo dei diritti umani. Con questa dichiarazione facciamo esattamente il contrario”, ha osservato Li Martin Min (PS/ZH). “Un rigetto della sentenza potrebbe avere conseguenze negative sulla credibilità internazionale della Svizzera, ma anche della CEDU. Ciò potrebbe incoraggiare anche altri Stati a ignorare le sue sentenze, il che indebolirebbe la tutela dei diritti umani nel loro insieme", ha tentato invano Beat Flach (Verdi liberali/AG). Il Consiglio Federale ha sei mesi di tempo per pronunciarsi su questa sentenza. Il ministro della Giustizia Beat Jans ha promesso una risposta in agosto.