Alla rassegna iridata inglese sono per altro legati alcuni dei più curiosi ed eclatanti aneddoti della storia del Mondiale. Com’era abitudine la federazione campione uscente metteva il trofeo a disposizione della FIFA e del comitato organizzatore del campionato affinché potesse essere esposto sino alla finalissima del torneo. Ricordiamo che la squadra campione uscente era il Brasile. Ma il 20 marzo 1966 la Coppa Rimet viene rubata da ignoti. Dopo lunghe ricerche è ritrovata da un cane in un parco pubblico di Londra avvolta in un foglio di giornale. Ma non solo: nella deludente nazionale rossocrociata scoppia un caso: la squadra, alloggiata in un sontuoso albergo di Sheffield, riceve il permesso di fare una passeggiata nel centro città. Ma all’ora di cena mancano all’appello Leimgruber, il mitico Köbi Kuhn e Brodmann, tutti dello Zurigo. Secondo le fonti dell’epoca, i tre avrebbero approfittato della libera uscita per fare “ bisboccia”con delle ragazze inglesi. Al loro rientro, scoppia lo scandalo: il capo delegazione Thommen li sospende, due giorni dopo dalla Svizzera arrivano preoccupatissime le mogli dei giocatori. La stampa dà ampio risalto alla vicenda ma alla fine la scappatella verrà coperta e i giocatori parzialmente perdonati. Dulcis in fundo, e a proposito di brutte figure, ricordiamo anche che l’Italia di Edmondo Fabbri ne rimedia una memorabile, facendosi eliminare dalla sconosciuta Corea del Nord. Gli asiatici vengono snobbati e il vice CT Ferruccio Valcareggi li definisce una squadra di…ridolini. Finisce fra gli azzurri umiliati sul campo (rete decisiva del dentista Pak Do Ik) e presi a pomodori al loro rientro in patria. Ancora oggi “ Corea” è il peggior insulto che si possa rivolgere ad una compagine di calcio italiana.
Ma torniamo al 1966, all’ultimo successo degli inglesi in una competizione di rilevanza internazionale. Alla finale giungono le due squadre favorite dagli errori e dalla compiacenza degli arbitri. Ma a ben vedere erano anche le due più forti e preparate dal punto di vista atletico. L’Italia, la Spagna, l’Argentina e il grande Brasile, che pagò l’infortunio di Pelé, furono estromesse durante il cammino della competizione. Il Portogallo è la rivelazione del torneo, grazie anche alla classe dello scatenato Eusebio, il numero 1 di quel Mondiale.
La Germania aveva comunque qualcosa in più sugli inglesi a livello di qualità: in squadra c’erano Beckenbauer, Schnellinger, Overath e Seeler. I loro rivali avevano il tifo dalla sua parte, e secondo qualcuno anche qualche aiuto del palazzo calcistico, come si suol dire. La partita fu uno show di emozioni e vibrazioni: Germania subito in vantaggio con Seeler, pareggio immediato di Hurst otto minuti dopo. Nella ripresa padroni di casa in vantaggio al 78’ con Peters, ma allo scadere ecco il giusto pareggio grazie a Weber. La finalissima si decide ai supplementari, con quello che passerà alla storia come il primo gol-fantasma nella storia del calcio moderno: Hurst si trova dentro l’area di rigore e fa partire un gran tiro che si stampa sulla traversa e ricade sulla linea di porta. L’arbitro svizzero Dienst è in dubbio se concedere o meno la rete, il suo assistente no e lo consiglia di convalidare la rete, tra le proteste degli arrabbiatissimi rivali. Gli albionici segnano poi anche un quarto gol e ancora con Hurst allo scadere. Inghilterra campione, il calcio è tornato a casa. Come si disse allora e come si vorrebbe oggi.
A Geoff Hurst, eroe di Wembley con la tripletta segnata ai tedeschi nella finalissima, è stata dedicata una statua, realizzata dallo scultore Philip Jackson che si trova a Londra, vicino all'ex stadio del West Ham United, club nel quale il giocatore ha raccolto grandi successi. Il contributo di Hurst al gioco del calcio è stato riconosciuto nel 2004 quando è stato inserito nella English Football Hall of Fame. Hurst è anche uno dei pochi calciatori che sono stati nominati cavalieri. Dopo la morte di Sir Bobby Charlton nell'ottobre dello scorso anno, Hurst rimase l'ultimo giocatore inglese sopravvissuto ad aver giocato la finale della Coppa del Mondo del 1966. L’ex nazionale nel novembre del 2020 si è offerto di donare il suo cervello dopo la sua morte per la ricerca sulla demenza. E ciò in seguito alla scomparsa di molti dei suoi colleghi vincitori del Mondiale di 58 anni fa come Jack Charlton, Martin Peters, Ray Wilson, Nobby Stiles e Bobby Charlton.
JACK PRAN