PARIGI (Francia) – Tre anni fa a Pechino era giunta l’apoteosi, con un terzo posto quasi insperato ma dal gusto magico anche se un po’ amaro per l’assenza dei tifosi e dei familiari al seguito. Questa volta, invece, a Parigi tutti erano pronti per brindare a una medaglia di Noé Ponti, quella medaglia solo sfiorata nei 200m delfino e ancora una volta solo accarezzata nei 100m delfino, nella sua gara.
Lo sa bene Noé, in finale tutto può accadere, perché il difficile è arrivarci a disputare la gara conclusiva, mentre nell’ultimo atto di una competizione può bastare una bracciata, un guizzo, quel briciolo di forza in più a fare la differenza. Ieri quella bracciata decisiva l’ha avuta Kharun, che lo ha beffato di un decimo, siglando un tempo anche peggiore del record svizzero dello stesso ticinese.
Alla fine a vincere l’oro è stato il solito Milak davanti a Liendo, mentre Noé si è dovuto accontentare di un legno forse pesante da accettare al momento, ma che lo renderà più forte per la sua carriera.