Ricordiamo che verso la fine del 2020, l’anno più tormentato per il ciclismo (e per lo sport in generale) a causa della Covid, giornali, siti e riviste specializzate facevano a gara nell’elogiare i nuovi fenomeni delle due ruote, i prodotti di un movimentoin calo di popolarità per le questioni legate al doping e ai motorini nelle biciclette. I nomi erano sulla bocca di tutti, anche di coloro che di ciclismo conoscevano poco: i belgi Remco Evenepoel e Wout Van Aert, l’olandese Mathieu Van der Poel, lo sloveno Tadej Pogacar, il colombiano Egan Bernal e pure lo svizzero Marc Hirschi. Era dai tempi di Fabian Cancellara, diventato nel frattempo suo manager, che un rossocrociato non occupava così tanto spazio sui mass media. “Dopo Fabian, il nostro ciclismo era in crisi di risultati. Con l’arrivo di Hirschi ha cominciato a riprendere fiducia” afferma Gianetti.
Tornando al 2020, anno in cui Evenepoel era addirittura additato come il nuovo Eddy Merckx, il bernese entrò a far parte del gruppetto di corridori che con il loro coraggio e la loro spregiudicatezza stavano cambiando il modo di correre nel ciclismo. Proprio in quel periodo uscirono fuori alla grande Pogacar (il vero dominatore del ciclismo moderno, pure lui corridore di Gianetti) e Van der Poel.
Per la cronaca: in quell’anno Hirschi vinse una tappa al Tour de France, trionfò nella Freccia-Vallone, mancò di poco il successo alla Liegi-Bastogne- Liegi, perché ostacolato da Alaphilippe in volata, e chiuse terzo al Mondiale di Imola. Tutta una serie di risultati prestigiosi, insomma. Poi nel2021, dopo il passaggio alla UAE, ha un avuto un calo di rendimento dovuto appunto agli infortuni, in particolare a quello nella prima tappa del Tour de France, che gli procurò la frattura della clavicola sinistra.
Stagione da incorniciare
“È stata una stagione fantastica, spero di continuare così e mantenere lo stesso livello anche nel 2021. Al Tour ho ottenuto la mia prima vittoria da professionista, è difficile paragonarla con la Freccia perché entrambi sono due grandi successi: non li dimenticherò mai”. Così disse Hirschi dopo i risultati ottenuti 4 anni fa. “Sappiamo di che pasta è fatto – ribadisce Mauro Gianetti – E sappiamo pure che ha il potenziale per vincere su ogni terreno. Magari non un Tour o un Giro, corse che comunque lo hanno già visto protagonista per un giorno. Hirschi potrà confermarsi nelle classiche: avete visto cosa ha fatto alla Clasica di San Sebastian recentemente?”.
Hirschi, dunque, in forma Mondiale.
“A Zurigo sarà il capitano della nostra nazionale e il circuito, tortuoso e nervoso, si addice alle sue caratteristiche – continua Gianetti – Sono convinto che potrà essere fra i protagonisti”. E se lo dice un vicecampione del mondo…
M.A.