L’ attuale CT della nazionale giapponese su pista conosce bene il corridore bernese: l’ha visto crescere e diventare un vero ciclista.
Sono molto orgoglioso di aver contribuito alla sua crescita. A quei tempi ero responsabile della Nazionale svizzera su pista e curavo anche i giovani talenti. Ho capito subito che lui aveva una marcia in più. In poco tempo è diventato bravo sia in pista che sulla strada. Molti non lo ricordano o neppure lo sanno, però Hirschi è stato anche campione del mondo su pista nel 2016 nella gara denominata americana. Aveva solo 18 anni”.
Lei è stato il suo mentore.
Come noto, Hirschi ha accumulato esperienza in pista e ciò è stato fondamentale per la sua crescita. Quando è entrato nella mia squadra ha potuto perfezionare certi aspetti come la gestione della velocità e dello stress. Poi lui non si accontentava solo dei consigli del sottoscritto: chiedeva, si informava, insomma voleva sapere tutto. Curioso come nessun altro. E credo che ciò lo abbia aiutato molto.
In passato ha detto che ”Hirschi è un fenomeno, e uno così nasce ogni 50 anni”. Lo pensa ancora?
Non ho mai dubitato delle sue capacità, anche nel periodo post-Covid, dopo un 2020 strepitoso, quando ha avuto qualche problema legato agli infortuni. Ha faticato a riprendersi ma sapevo che la sua forza mentale lo avrebbe aiutato a tornare ad essere il corridore che conosciamo.
A proposito di fenomeni: ultimamente ce ne sono in giro parecchi.
Pogacar, Van Aert, Van der Poel, Hirschi appunto e Evenepoel, forse il corridore più completo di tutti. Hanno tutti comunque grande qualità e grazie a loro, aggiungerei il primo Bernal (quello che ha vinto il Tour) e Roglic, il ciclismo ne ha fortemente guadagnato. Oggi si corre in un altro modo rispetto a qualche decennio fa: più coraggio e spavalderia meno tattica. Bene.
Hirschi recentemente ha vinto 5 corse e su terreni diversi.
Lui può imporsi ovunque. Ha vinto una classica, si è piazzato terzo ai Mondiali di Imola e al Giro di Francia di qualche anno fa ha provato ad andare in fuga e sulle salite ha pure tenuto. Certo, il passaggio del bernese dalla Sunweb alla UAE Emirates ha cambiato un po' certe dinamiche...
Nel senso che aveva davanti un certo Pogacar, capitano della UAE Emirates.
Non credo sia un mistero che quando ha accettato il contratto offertogli dal CEO Mauro Gianetti, lui sapesse che non sarebbe stato il numero 1 o il corridore più importante. Non saprei dire, comunque, se il cambiamento di squadra abbia influito o meno sul suo rendimento. Visti i recenti successi, si direbbe di no.
Veniamo ai prossimi Mondiali: che ruolo avrà Hirschi?
Come ho detto prima, il bernese sarà il rivale più pericoloso per Pogacar. Hirschi è in forma splendida, correrà come capitano della nostra nazionale e non avrà l’ assillo di dover fungere da luogotenente dello sloveno, come succede nella UAE Emirates. Inoltre: sa già che la prossima stagione gareggerà per la Tudor e quindi non avrà nessun obbligo morale in gara. Insomma: lo vedo bene, anche se Tadej in questo momento vola. A Montreal domenica scorsa ha dominato in lungo e in largo.
Pogacar favorito, poi Hirschi. Altri nomi?
Quelli che ormai sono sulla bocca di tutti. Roglic, Evenepoel, Van de Poel e aggiungerei anche Pidcock e Laporte. Sarà interessante vedere come si muoverà la Slovenia, che ha due capitani: Pogacar e Roglic. Dubito che questo ultimo fungerà da gregario dell’altro. A meno che a tavolino riescano a trovare un accordo prima della gara. Credo comunque che Tadej avrà bisogno del suo compagno di squadra se vorrà vincere il titolo iridato che gli manca nella sua straordinaria bacheca. Andasse nella fuga buona o partisse da solo, Roglic potrebbe dargli una mano.
M.A.