Un'iniziativa per ridurre il numero di funzionari pubblici impiegati dal canton Ticino. I promotori hanno presentato a Lugano l’iniziativa popolare “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali” per “limitare lo sperpero di risorse pubbliche frenando la crescita del personale dell’amministrazione cantonale, che conta più dipendenti rispetto alla media degli altri Cantoni”.
L'iniziativa è promossa da un comitato interpartitico composto da rappresentanti di UDC, Lega, PLRT, Il Centro, Camera di Commercio e AITI e, nel concreto, chiede che il numero dei dipendenti cantonali (esclusi i docenti e il personale di cura dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale) non superi l’1,3% della popolazione residente in Ticino.
Con questo parametro i promotori prevedono “una riduzione del 10% del personale attuale: circa 580 unità”, un risultato che “dovrà essere raggiunto entro cinque anni dall’adozione dell’iniziativa e successivamente mantenuto” con delle misure che saranno poi decise dal Consiglio di Stato.
“Si tratta di un’iniziativa moderata” commenta il presidente UDC e membro del comitato d'iniziativa Piero Marchesi, citato dalla stampa. “Negli ultimi 10 anni, le spese correnti del Cantone sono più alte dei ricavi correnti” continua Marchesi, che aggiunge che ”più della metà degli introiti del gettito fiscale è usato per pagare i salari dei dipendenti comunali”.
Stando ai dati del 2023, sottolineano gli iniziativisti, il personale dell’amministrazione (compresi OSC e docenti) è di oltre 9'100 unità. Nei prossimi cinque anni potrebbe crescere di altri 550 dipendenti circa. “Troppa amministrazione - aggiunge il consigliere nazionale democentrista - comporta burocrazia, spreco di risorse, costi per i contribuenti, malagestione e disservizi”. Durante la conferenza stampa è stato inoltre citato uno studio Idheap da cui risulta che “il costo dell’amministrazione ticinese è del 33% superiore rispetto alla media degli altri cantoni”.
Un altro aspetto che è stato rimarcato è l'alto tasso di assenteismo tra i funzionari pubblici. “Il tasso di assenteismo è di quasi tre settimane all'anno” afferma Gianmaria Frapolli, Granconsigliere della Lega dei Ticinesi e anch'essi fra i promotori. “Da qui, la volontà di mettere un tetto massimo. Le finanze cantonali sono in gravi difficoltà - Non vogliamo entrare a gamba tesa e licenziare. Si possono però razionalizzare alcuni compiti” continua Frapolli, che precisa che il tasso di assenteismo nell’amministrazione cantonale è di 14,9 giorni per collaboratore: “Non dico sia giusto o sbagliato - continua il granconsigliere - però di sicuro è un discorso da approfondire”.
Un'altro membro del comitato d'iniziativa è Cristina Maderni, granconsigliera PLR e vice presidente della Camera di Commercio, che si dice “preoccupata per la spirale negativa che sta raggiungendo il deficit del Cantone. I dati sono da profondo rosso. Dobbiamo quindi toccare il tasto dolente del personale”.
Per il granconsigliere del Centro Gianluca Padlina,”l’iniziativa popolare è uno strumento che riesce a incidere sulla realtà del nostro paese. Riprendendo un vecchio slogan: un tetto è tutto: andare a dare un limite è importante”. L’obiettivo, come detto, è quello di fissare “un tetto massimo del numero dei dipendenti dell’amministrazione cantonale variabile nel tempo in base alla popolazione residente”. Inoltre, serve impedire che “per aggirare questo tetto massimo, si riversino compiti ai Comuni o ad altri enti”. Infine, si vuole ridurre “di conseguenza il numero di personale impiegato basandosi sul costo medio del personale del Cantone nel caso di esternalizzazione dei servizi”. I promotori hanno ora 100 giorni per raccogliere le 7'000 firme necessarie per sottoporre la proposta al voto popolare.