LUGANO – Le pause per la Nazionale spesso e volentieri vengono viste come un impaccio, una pausa forzata che rompe il ritmo del campionato e dei meccanismi ormai oleati in seno ai club. In casa Lugano e Ambrì, invece, questa pausa deve essere vista come il momento ideale per raccogliere le idee e cercare di mettere una pezza a una situazione che sta diventando cronica e preoccupante. Entrambe le compagini ticinesi arrivano da un periodo assolutamente negativo: il Lugano nelle ultime 10 partite ne ha vinte 3, perdendone 7, racimolando 9 punti! Il peggior bottino di tutta la Lega. L’Ambrì nello stesso lasso di tempo ha conquistato 2 vittorie piene, 1 all’overtime, perdendo 4 sfide nei 60’ e 3 negli ultimi 3 supplementari.
Una situazione che non fa dormire sonni tranquilli né dalle parti della Cornèr Arena, né in Leventina. Il momento più complicato, sicuramente, lo stanno vivendo i bianconeri che, dopo un avvio di campionato esaltante, con 6 vittorie nelle prime 8 uscite, sono letteralmente evaporati. L’infortunio di Thürkauf si è rivelato una mazzata incredibile sulle ambizioni e per le idee dei ragazzi di Gianinazzi, andati sempre più in difficoltà e autori di errori imbarazzanti, come quelli di Schlegel sabato sera a Kloten e quelli, ormai abituali, di un Dählstrom che sembra un lontano parente di quel difensore di esperienza e roccioso acquistato dal sodalizio bianconero.
Anche la vittoria di Berna e la mezza reazione messa in pista col Losanna, dopo la scoppola di Davos, non possono e non devono essere visti come minimi segnali di ripresa, perché al momento questo Lugano sembra un pugile messo all’angolo che, al primo colpo subito, va in confusione prima di finire inesorabilmente KO. Anche lo stesso Gianinazzi è finito sulla graticola, nonostante tutti i suoi sforzi nel cercare di mettere una pezza agli errori profusi sul ghiaccio e ai tanti infortuni capitati fin qui, e ci si domanda se la sua idea di hockey – bella, ma rischiosa – sia ancora capita e seguita dai suoi ragazzi che, a dirla tutta, sembrano in totale confusione. La pausa deve servire proprio a questo: a far quadrato, a mettere in chiaro le idee e per cercare di fare le cose più semplici (che sono le più complicate da fare) in pista, cercando di essere più presenti nello slot, senza regalare dischi con passaggi in orizzontale senza senso e senza permettere entrate nel terzo difensivo senza la minima opposizione.
Poco più su lungo la A2, in Leventina, non si dormono sogni più sereni, ma l’Ambrì può almeno contare su un gioco che produce tanto, su un’idea di hockey quadrata che – e questo potrebbe essere un punto dolente – è sempre la stessa in ogni pista, su ogni ghiaccio, contro ogni avversario. I veri problemi dell’Ambrì sono due: la mancanza di leader e l’assenza di killer instict nel chiudere le partite. Sono ben 10 gli overtime giocati dai biancoblù nelle prime 18 partite giocate. Non può essere certo un caso, specie se quasi sempre Pestoni e compagni vanno in vantaggio e poi si fanno recuperare. Gli ultimi 3 supplementari non hanno arriso alla squadra di Cereda e qualcosa va sistemato. La società si è mossa per mettere una pezza ad entrambe le situazioni portando in squadra quel Chris DiDomenico che in quanto a personalità e a leadership ne ha da vendere. Forse anche troppa. Si sa che il canadese è una testa un po’ calda e una sua penalità inutile incassata a Bienne ha portato al pareggio di Rajala, ma le sue doti di scorer e di assistman non potranno che aiutare una squadra che spinge sempre sull’acceleratore, per poi arrivare a fine partita col fiato corto, permettendo alle rivali di poter comunque gestire il risultato per poi alzare il ritmo quando i vari Kubalik, Heed e Virtanen hanno finito la benzina.
Ecco perché la pausa per la Nazionale può risultare fondamentale per entrambe la compagini: Gianinazzi e Cereda avranno il tempo di far rifiatare i loro pupilli, cercando di fare quadrato, di far pulizia nelle teste dei giocatori per rimettere tutti i pezzi del puzzle ai loro posti.