Mondo, 20 gennaio 2025

L’UE ha paura per gli islamici: “Subiscono discriminazioni”

I musulmani denunciano casi di razzismo; cosa dovrebbero dire le vittime degli attentati?

Poverini. I musulmani che vivono in Europa si sentono sempre più discriminati, secondo uno studio dell’Unione europea. più o meno la metà dei circa 10.000 partecipanti allo studio dice di aver subito negli ultimi cinque anni “almeno una discriminazione”, che sia reale o anche solo percepita. Addirittura, secondo lo studio dell’UE, il 21% della popolazione europea “ritiene accettabile che un datore di lavoro non assuma una donna musulmana che indossa il velo”. Terribile! Chissà come saranno affranti nell’apprenderlo i parenti delle oltre 200.000 persone che hanno perso la vita negli attentati islamici degli ultimi dieci anni! Chissà come saranno dispiaciute le decine di migliaia di ragazzine inglesi, molte delle quali solo 11. o 12.enni, che negli ultimi anni sono state stuprate in gruppo da bande di depravati, quasi tutti pachistani e musulmani. Chissà!
 
Una realtà “immeritata”
Ma ormai, si sa, l’Unione europea ha le sue priorità. E così tocca sorbirsi l’ennesimo malloppone (costato sicuramente l’ira di Dio) con cui l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fundamental Rights Agency) punta il dito contro tutti noi cittadini del continente rinfacciandoci che gli ospiti musulmani non sono felici dell’accoglienza. “ I musulmani in tutta l’UE sono sempre più spesso vittime di razzismo e preoccupati per la loro sicurezza – avverte Sirpa Rautio, direttrice dell’agenzia con sede a Vienna -. Si tratta di una realtà immeritata e sgradita per coloro che hanno deciso di considerare l’Europa come la propria casa, ma anche per coloro che vivono in Europa da generazioni. A lungo termine, non può che tradursi in un affievolimento del senso di sicurezza e di appartenenza”.
 
“Paura ad uscire di casa”
Chi si volesse prendere la briga di leggere le 134 pagine in cui vengono riassunte le conclusioni dello studio, intitolato “Being Muslim in the EU”, potrebbe rendersi conto di come l’Unione europea abbia deciso di arrendersi senza condizioni all’invasore. Nel rapporto non c’è nemmeno un accenno ai motivi per i quali certi cittadini europei si sentirebbero legittimamente minacciati dall’avanzata islamica. Nel rapporto non si prova nemmeno a chiedersi come mai qualche ultimo reduce dell’illuminismo o qualche sparuta femminista continuino a considerare il velo come uno strumento di oppressione e non di libertà. No, lo studio è tutto incentrato sui sentimenti dei musulmani che hanno scelto di venire in Europa e che non capiscono come mai tra gli indigeni ci sia qualcuno che non gradisce che continuino a vivere esattamente come al loro villaggio. La metà di loro dice di sentirsi discriminata in Europa e tra questi c’è persino un 22% che sostiene di avere timore a uscire di casa o a frequentare determinati posti.

 
Eppure si moltiplicano
Mal si capisce allora, se l’accoglienza degli indigeni nei confronti dei musulmani fosse davvero così feroce, per quale motivo il numero dei musulmani in Europa stia esplodendo. Prendiamo l’esempio della Svizzera, che in quanto Paese libero dall’UE non è stata considerata nello studio ma che purtroppo segue molte delle tendenze del continente.
 
Ebbene, forse è utile ricordare che nel 1960 la percentuale di popolazione musulmana in Svizzera era dello 0,0%. Zero virgola zero. Nel 1970 era dello 0,2%. Zero virgola due. In seguito l’immigrazione ha provocato una crescita esponenziale del numero di musulmani nel nostro Paese, che oggi rappresentano il 6% della popolazione stabile, o ancora di più se si considerassero i richiedenti l’asilo, quasi tutti provenienti da paesi islamici. Allo stesso modo anche nella vicina Italia la presenza islamica era costituita fino agli anni ’60 solo dal personale delle ambasciate e da qualche uomo d’affari. Poi ci ha pensato l’immigrazione a modificare il panorama religioso all’interno della penisola e oggi si stima che i musulmani siano circa 2 milioni.
 
“Fermati perché musulmani”
Ora la domanda è: ma se davvero gli europei sono così cattivi nei confronti dei musulmani, come mai questi continuano ad arrivare in massa? È una domanda cui ovviamente lo studio dell’UE non risponde. Lo studio dell’UE preferisce soffermarsi sulle vere o presunte discriminazioni vissute dai nuovi arrivati di fede islamica. Per esempio, si scopre che il 27% di loro dice di essere stato fermato almeno una volta dalla polizia negli ultimi cinque anni. E tra questi, il 42% ritiene di essere stato fermato solo in ragione della propria appartenenza religiosa. Costoro ritengono che la polizia tenda a fermare più facilmente i musulmani rispetto alle persone di altra fede.
 
In carcere domina Allah
Un’affermazione ardita. Prima di tutto perché bisognerebbe capire con quali superpoteri i nostri tutori dell’ordine siano in grado di riconoscere il credo di una persona solo in base all’apparenza, a meno che le persone in questione non indossino abiti religiosi chiaramente riconoscibili. Se una pattuglia di polizia effettua un posto di blocco, come fa a sapere in anticipo quali auto sono guidate da musulmani e quali no? Mistero. In secondo luogo bisognerebbe anche capire se tali controlli siano sempre stati immotivati. Perché è noto che certi musulmani, ovviamente non tutti, hanno una maggiore propensione alla delinquenza. Tutti ricorderanno il caso del macellaio del penitenziario di Cazis (GR) licenziato per aver servito della carne di maiale ai detenuti musulmani. Ebbene, quel caso aveva permesso di scoprire che ben la metà dei detenuti del carcere grigionese era di religione islamica. Una percentuale che, c’è da scommetterci, si ritrova sicuramente in maniera simile anche negli altri stabilimenti di pena elvetici.
 
Quindi, per tornare alla questione della presunta discriminazione, se la polizia ferma più musulmani che cristiani non è perché sia prevenuta, ma semplicemente perché i primi commettono in media più reati dei secondi. Semplice, no?
 
Stanno stretti e non lavorano
Ma lo studio dell’UE non ama le cose semplici. Addirittura in un passaggio accusa i proprietari immobiliari di discriminazione poiché i musulmani tendono ad abitare più spesso in alloggi sovraffollati rispetto al resto della popolazione. Il motivo, come detto, sarebbe la discriminazione. Ma davvero a questi testoni dell’UE non è venuto in mente che se gli alloggi dei musulmani sono più affollati è perché costoro tendono ad avere famiglie più numerose, con più figli e non di rado con più mogli? No, secondo lo studio dell’UE la colpa sarebbe solo di quei razzisti dei proprietari immobiliari.
 
Allo stesso modo lo studio dell’UE evidenzia che tra i musulmani solo il 63% della popolazione potenzialmente attiva effettivamente lavora. Una percentuale nettamente inferiore a quella del resto della popolazione europea. Anche in questo caso si sostiene che gli islamici se ne starebbero a casa poiché i datori di lavoro indigeni sarebbero razzisti. Nessuno dei testoni dell’UE si è accorto che buona parte delle donne musulmane resta a casa a curare i pargoli e che tra i loro mariti non sono rari coloro che preferiscono la generosità dello Stato sociale all’operosità delle proprie mani.
 
Si integrino loro, non noi
Ci sarebbero poi tanti altri esempi di presunte discriminazioni denunciate dall’UE che in realtà non sono affatto tali. Ai relatori dello studio interessava solo dire che i musulmani sono discriminati e che quindi noi dobbiamo fare di più per integrarli. La verità dei fatti hanno preferito non vederla. Peccato, perché se integrazione deve essere, non è di certo tirandoci martellate sugli zebedei che ci arriveremo. Se vogliamo veramente l’integrazione, non siamo noi che dobbiamo scusarci a priori, ma sono gli altri che devono essere disposti ad accettare i valori e le tradizioni dei paesi che li stanno accogliendo.

C. S.
*Dal MDD


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