Era da un po’ che Arosa e l'Arosa aspettavano questo momento.
Dopo tanti anni di hockey quasi amatoriale, era normale che ci fosse la voglia e il desiderio di ritornare quanto meno nella lega cadetta. La società ha lavorato bene e non ha lasciato nulla al caso, dandosi una organizzazione semplice e moderna e senza spendere chissà quanti soldi. Un vero e proprio progetto, il cui risultato finale doveva essere il ritorno fra 20-25 squadre della Svizzera. E così è stato.
E il pubblico, come ha reagito?
Direi benissimo. Alle partite casalinghe c'è stata un' affluenza minima di 400-500 spettatori mentre alle cosiddette partite di cartello si superavano abbondantemente le mille unità. E i tifosi ci hanno fatto sentire il loro calore. Sempre.
Nella stazione sciistica invernale, una delle più rinomate di tutto il territorio elvetico, è rinato un po' di entusiasmo.
Arosa è un villaggio molto carino, nel quale si parla sempre di hockey, non solo quello del passato, per altro importante, ma anche di quello che potrà fare in futuro la società che il Ceo Modes sta mandando avanti con criteri manageriali di ottimi livello. La gente è tornata ad appassionarsi e tutti sono naturalmente contenti di poter rivedere in azione squadre come lo Chaux de Fonds, il Visp, il Sierre o il Basilea. Un bel passo avanti.
Naturalmente Gregory Bedolla non può vivere di solo hockey.
Siamo una società semi-amatoriale ed io continuerò a lavorare a tempo parziale anche nella prossima stagione. In questo momento faccio il cameriere in un ristorante del paese e mi trovo benissimo. Riesco a far combaciare le due attività, senza problemi.
Nella stazione sciistica invernale, una delle più rinomate di tutto il territorio elvetico, è rinato un po' di entusiasmo.
Arosa è un villaggio molto carino, nel quale si parla sempre di hockey, non solo quello del passato, per altro importante, ma anche di quello che potrà fare in futuro la società che il Ceo Modes sta mandando avanti con criteri manageriali di ottimi livello. La gente è tornata ad appassionarsi e tutti sono naturalmente contenti di poter rivedere in azione squadre come lo Chaux de Fonds, il Visp, il Sierre o il Basilea. Un bel passo avanti.
Naturalmente Gregory Bedolla non può vivere di solo hockey.
Siamo una società semi-amatoriale ed io continuerò a lavorare a tempo parziale anche nella prossima stagione. In questo momento faccio il cameriere in un ristorante del paese e mi trovo benissimo. Riesco a far combaciare le due attività, senza problemi.
Gregory: facciamo un passo indietro e parliamo dei suoi trascorsi in bianconero e poi a Sierre.
A Lugano avevo capito che non avrei nessuna possibilità di giocare in prima squadra, nella quale per altro ho disputato un paio di partite durante l'era Mc Sorley. Giocai con Cortiana e Werder, altri giovani del vivaio perché in quella occasione (contro il Davos, ndr) mancava parecchia gente. A fine stagione, nel 2022, decisi di andarmene ed approdai al Sierre, club al quale il Lugano mi girò in prestito. Ma non fu una buona esperienza, anzi: ad un certo punto pensai di smettere. Ero confrontato con problemi famigliari e decisi che forse era meglio tornare in Ticino. Disputai anche qualche gara con i Ticino Rockets ma i riscontri furono deludenti. E così, dopo aver valutato a lungo su cosa fare, ho accettato la proposta dell'Arosa. Volevo provare a rilanciarmi, non potevo mollare senza far qualcosa.
E così Bedolla è diventato il bomber della squadra arosiana.
In 32 partite ho segnato 19 reti e fornito 19 assist. Un bel bottino. Ringrazio i miei compagni di squadra e naturalmente coach Rolf Schrepfer (ex campione svizzero con lo Zurigo e il Berna, ndr) che mi ha messo nelle condizioni per giocare in modo libero e senza costrizioni.
Ad Arosa, fra le altre cose, ci sono anche due altri giocatori ticinesi.
Vero. Si tratta del difensore Matteo Tedoldi e dell' attaccante Christian Szczepaniec (quest' ultimo figlio dell'ex giocatore dell'Ambrì Piotta Oskar Szczepaniec, e nipote dell'ex tecnico leventinese Andrej Szczepaniec, ndr). Una piccola colonia ticinese che ha saputo tenere alto il nome dell’Arosa.
Guardando al futuro: cosa potrebbe riservare al vostro club?
In questo momento ci godiamo le vacanze o perlomeno pensiamo solamente alla raggiunta promozione. Il club sta cercando di rinforzarsi puntando su elementi giovani che magari in altre squadre di National League non hanno spazio. Ma non verranno fatte spese pazze: si va avanti consapevoli che non sarà facile. Ad Arosa si fanno i passi secondo la gamba, è l'unica via percorribile. È probabile che ci sarà un partenariato con il Davos ma siamo a livello embrionale...
Infine una curiosità: i vecchi leoni dei due titoli svizzeri di inizio anni Ottanta, frequentano le partite?
Guido Lindemann, titolare di un ritrovo ad Arosa, e grande idolo dei tifosi locali, viene spesso alla pista. Lui è un esempio da seguire.
MDD