BERNA – È riuscita con largo anticipo l’iniziativa popolare federale denominata “Bussola”. Nei giorni scorsi i promotori hanno consegnato a Palazzo federale 115mila firme, ben oltre le 100mila necessarie, e con sette mesi di anticipo sulla scadenza ufficiale. Anche il Mattino della Domenica ha partecipato alla raccolta.
Al centro dell’iniziativa c’è il futuro della Svizzera nei rapporti con Bruxelles. La “Bussola” vuole infatti evitare la cosiddetta ripresa “dinamica” del diritto UE, cioè l’adozione automatica delle norme comunitarie. Inoltre introduce l’obbligo di referendum popolare e cantonale (doppia maggioranza) per i trattati internazionali in cui la Confederazione cede parte della propria sovranità.
«La Bussola è un siluro contro il trattato di sottomissione alla fallita UE, che la partitocrazia brama di sottoscrivere», commenta Lorenzo Quadri, che ricorda come secondo il Consiglio federale sarebbe sufficiente la sola maggioranza popolare: «Col piffero!».
Il consigliere nazionale sottolinea inoltre come da settimane «la casta eurolecchina stia strumentalizzando i dazi di Trump con l’intento di gettare la Svizzera in pasto a Bruxelles tramite il citato accordo di sottomissione. Che sarebbe ben più costoso e deleterio degli iniqui balzelli di The Donald. E durerebbe per sempre».
Con la consegna delle firme, per Quadri «ora serve chiarezza: l’iniziativa va posta in votazione prima dell’accordo con l’UE, altrimenti l’esercizio si trasforma in una farsa».
Quadri rileva anche la presa di posizione del Consiglio di Stato ticinese, che ha indicato la necessità della doppia maggioranza di popolo e Cantoni per il trattato con Bruxelles. «Alleluia! – commenta –. Già che c’era, invece di limitarsi a esprimere delle “preoccupazioni”, il CdS avrebbe potuto dire chiaramente che l’accordo di sottomissione è una “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi). Ma sarebbe stato chiedere troppo».