Dal primo gennaio 2026 l’Unione Europea comincerà ad implementare un registro di tutti i patrimoni privati e aziendali superiori a 200.000 euro. Come sottolinea Ulrich Schlüer, storico ed ex consigliere nazionale Udc, su “Die Schweizerzeit”, ciò significa che ogni proprietario di una casetta, ogni piccolo imprenditore o artigiano sarà catalogato come “abbiente”.
Tutti i dati finiranno nelle mani dell’AMLA, la nuova autorità anti-riciclaggio che avrà accesso a tutte le informazioni sui conti bancari dei cittadini comunitari, nonché sul possesso di azioni, automobili, gioielli, opere d’arte, eccetera. Dati che gli Stati membri saranno tenuti a raccogliere e a mettere a disposizione, con immenso dispendio di burocrazia. Risultato: privacy azzerata.
E non finisce qui. Giornalisti, ONG e organizzazioni internazionali potranno consultare il registro AMLA invocando presunti "interessi legittimi": il che spalancherà la porta alle campagne d'odio della sinistra contro cittadini rei di disporre di patrimoni superiori ai 200.000 euro.
In più, l’AMLA avrà il potere di bloccare i conti bancari. In futuro si arriverà alla confisca di patrimoni? Considerando l’indebitamento spaventoso di vari Paesi UE, gli aiuti miliardari all’Ucraina ed i nuovi fondi necessari alla difesa e alla svolta verde ideologica, il sospetto viene: i soldi da qualche parte dovranno pur uscire. Non sorprende, allora, che Bruxelles stia mirando ai borselli dei cittadini.
Come se non bastasse, il registro sarà accompagnato dal divieto di pagamenti in contanti oltre i 10.000 euro, soglia che potrà calare, potenzialmente fino all’abolizione totale del denaro contante.
Le assurde disposizioni di cui sopra non fanno ovviamente parte dell’accordo di sottomissione all'UE oggi sul tavolo, e ci mancherebbe altro. Non ne fanno parte per ora. In futuro, non si sa. Se infatti il trattato coloniale dovesse venire approvato, la Svizzera dovrà adottare automaticamente le nuove norme dell'UE che quest’ultima dichiarerà rilevanti per il mercato interno. Ben si capisce che non è il caso di correre rischi.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi





