Mondo, 28 ottobre 2018
La CEDU condanna una donna per aver paragonato Maometto a un pedofilo
Una donna austriaca è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU, nella foto la sede a Strasburgo), la quale è giunta alla conclusione che le sue osservazioni che paragonavano il matrimonio tra il profeta Maometto e la sua terza moglie alla pedofilia minacciavano la pace religiosa. La donna, descritta come un conferenziere con le iniziali E.S, è stata ritenuta colpevole di aver denigrato l'Islam per aver paragonato il profeta Maometto a un pedofilo per aver sposato Aisha, una bambina di sei anni. L'oratrice era stata condannato da un tribunale austriaco a 480 euro di multa per queste osservazioni, condanna per la quale la donna si era appellata alla Corte europea per un ricorso. I sette giudici della CEDU hanno così confermato questo giudizio, ritenendo che il suo paragone sia andato "oltre i limiti di un dibattito oggettivo", dando ragione al tribunale austriaco che che ha considerato l'affermazione "un attacco abusivo suscettibile di provocare pregiudizi e minacciare la pace religiosa ".
La donna aveva prima fatto appello
alla Corte Suprema austriaca senza successo prima di adire la Corte europea dei diritti dell'uomo. Sosteneva che le sue osservazioni, pronunciate durante i seminari con membri del Partito della libertà (FPO) nel 2008 e nel 2009, erano finalizzate a far rivivere il dibattito pubblico sul matrimonio infantile. "Un uomo di 56 anni e una bambina di sei anni? [...] Come chiamiamo questo, se non la pedofilia? ", aveva detto in riferimento al matrimonio tra il profeta Maometto e Aisha, una bambina di sei anni al tempo dell'unione. La CEDU ha assicurato di "aver valutato in modo esaustivo il contesto più ampio" nel rendere il suo giudizio, sottolineando che era necessario bilanciare "il diritto alla libertà di espressione con il diritto degli altri di proteggere i loro sentimenti religiosi". I sette giudici hanno sostenuto che le espressioni del profeta Maometto non erano "formulate in modo neutrale" e non potevano essere considerate un contributo legittimo al dibattito pubblico sulla delicata questione del matrimonio infantile.
(Fonte: rt.com)