Svizzera, 15 novembre 2018
Da 30 anni in Svizzera, non ha lavorato un giorno
Di nazionalità algerina, Mehdi (nome di fantasia) risiede in Svizzera, a Bulle nel canton Friborgo, da 30 anni. Arrivato come clandestino riesce a rimanere sul territorio elvetico senza nessun tipo di permesso per una decina di anni (come si sia mantenuto in quel periodo, non viene specificato) prima che le autorità lo fermino e decidino di espellerlo. Ma all'ultimo momento, riesce a strappare un matrimonio con una donna che dovrebbe essere stata la sua compagna. Ciò, oltre ad evitargli l'espulsione, gli permette di ottenere un permesso B. Ma nè il matrimonio, nè il permesso, dureranno a lungo. Qualche tempo dopo infatti, Mehdi viene arrestato per traffico di stupefacenti e finisce in carcere con il risultato che la moglie chiederà il divorzio e il suo permesso di dimora gli viene ritirato.
Alla sua uscita dal carcere, l'uomo dovrebbe essere finalmente espulso verso il suo paese di origine ma ciò non è possibile perchè la Svizzera non ha concluso accordi di riammissione con l'Algeria. Mehdi quindi può rimanere in Svizzera senza alcun permesso. Alla sua uscita dal carcere, Mehdi sarebbe andato a vivere nei boschi nei pressi di Bulle per oltre un mese finchè il sindaco della città

non gli trova un lavoro nella sua ditta. Ma l'uomo, che ormai ha quasi 60 anni, non potrà presentarsi al lavoro perchè viene pizzicato sul treno senza biglietto. Visti i precedenti, la sua presenza illegale sul territorio e il fatto che abbia, secondo quanto racconta l'ex moglie, diversi debiti, viene arrestato e incarcerato. Carcere dove si trova tutt'ora.
Da notare infine che per la testata che ha riportato questa vicenda, il “20 minutes”, la notizia non è il fatto che uno straniero abbia soggiornato, perlopiù illegalmente, per 30 anni in Svizzera senza lavorare un giorno ma la notizia sarebbe il fatto che sia stato arrestato poco prima di aver trovato un lavoro. Il titolo dell'articolo infatti è “Manca l'occasione della sua vita a causa di un biglietto del treno” e il modo in cui la vicenda viene presentata l'uomo viene chiaramente fatto passare come una vittima della sfortuna o di un sistema giudiziario troppo repressivo dove le persone vengono incarcerate per non aver pagato il biglietto del treno quando in verità il motivo dell'arresto non era tanto il biglietto quanto tutti i precedenti penali e i debiti accumulati nei tre decenni in cui ha risieduto in Svizzera.