Ticino, 13 febbraio 2019

Quote rose, è botta risposta Ris-Merlo. "I numeri non c'entrano. Siamo nella realtà..."

Tra Tamara Merlo, deputata in Gran Consiglio e coordinatrice della lista “Più donne”, e Michela Ris, municipale di Ascona e candidata PLR al Gran Consiglio, è botta e risposta sulla tematica quote rosa. Il tutto nasce da un’opinione della Ris in cui sostiene che “le quote rosa obbligatorie premierebbero solo il genere e non il merito. Al femminismo, scrive, preferisco la meritocrazia”.

Un’opinione, quella della Ris, che ha scatenato la reazione della Merlo, la quale sostiene invece che “se davvero contasse la meritocrazia, di donne ce ne sarebbero di più. Perché le donne sono tanto brave quanto gli uomini, cara Michela. Alle donne dobbiamo dare la medesima possibilità di essere elette dei loro colleghi uomini. E questo non è un favore, è un diritto”.

La Ris ha prontamente risposto alla Merlo con una nuova presa di posizione, pubblicata in mattinata dal portale Liberatv.ch. “Tamara Merlo – scrive – mi accusa di essere addirittura antifemminista perché secondo lei è tutto semplice e tutto riconducibile a numeri: le donne sono il 52% della popolazione e devono essere dunque la metà de Granconsiglieri e dei
Consiglieri di Stato. La meritocrazia non c’entra nulla”.

“Se fossimo stati in un istituto di statistica – continua – questa può essere una tesi. Ma siamo nella realtà...Quindi se prendiamo 100 uomini e 100 donne potenzialmente eleggibili in Gran Consiglio (o reclutabili per fare i manager in un’azienda), una buona parte delle donne (30%? 50%?) NON VOGLIONO fare i politici e/o i manager perché PREFERISCONO fare le mamme e non passare la maggior parte delle sere fuori”.

Secondo la Ris, “le quote rosa potrebbero essere inizialmente un aiuto ma non sono l’unica strada percorribile, perché è tutto il contesto che rende difficile a una donna accedere e poi mantenere un posto di responsabilità o essere attiva in politica. Una soluzione, ad esempio, potrebbe essere quella di migliorare la conciliabilità lavoro-famiglia, sia per le donne che per gli uomini”.

“Io – conclude – non voglio battermi per avere meno uomini in politica, ma perché ci sia più sostegno alle donne che giustamente vogliono e devono dare il loro contributo serio e competente alla vita politica di questo paese”.

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