Svizzera, 18 febbraio 2019
“Gli anziani trattati come numeri di serie”, personale di cura testimonia la difficile situazione nelle case per anziani svizzere
Orario di lavoro irregolare, personale insufficiente, salari bassi, mole di lavoro notevole: la situazione nelle case di cura per anziani svizzere è sempre più precaria e il personale infermieristico sta lavorando al limite. È questa la conclusione a cui è giunta una recente indagine condotta dal sindacato Unia. Lo stress psicologico e fisico è così elevato che ogni secondo assistente di cura vuole cambiare lavoro. Per il sindacato, la situazione è allarmante.
Il personale infermieristico è spesso sopraffatto e completamente sovraccarico di lavoro. Per dare un volto alle conclusioni dell'indagine di Unia “20 minuten” ha raccolto la testimonianza di diverse infermiere e infermieri attivi nelle case per anziani, e il quadro che ne viene fuori conferma le difficoltà di chi lavora in questo settore e, di riflesso, la situazione tragica in cui versano molti anziani che vivono in queste case di cura.
La prima a raccontare la sua esperienza è Jasmin (nome di fantasia, come lo sono gli altri) 22enne che dopo 3 anni e mezzo come assistente di cura ha gettato la spugna. “A causa della mancanza di personale accadevano spesso errori, come scambi di medicamenti, infezioni venivano ignorate, gli anziani non venivano lavati. Si lavorava come in una catena di montaggio. Non potevo più sopportare quella situazione, gli ospiti non venivano trattate come persone, bensì come numeri di serie. Sono diventata depressiva, mi sentivo svuotata e avevo emicranie. Dopo 3 anni e mezzo ho dovuto lasciare. Chi vuole fare questo lavoro deve pensarci attentamente”.
La seconda a condividere la sua esperienza è Jolanda. “Come ausiliaria in particolare era molto difficile. Dovevo passare la notte a vegliare su 30 persone, e non era facile. Una volta un ospite ha avuto una crisi respiratoria ma dal momento che mancava personale qualificato ho dovuto pensarci io, senza avere le qualifiche necessarie. Ho dovuto guardare su Internet cosa fare. La qualità del servizio di cura era totalmente insufficiente. Nel frattempo ho avuto un burn-out e ora sono a casa a riprendermi”.
Anche per Anita il suo lavoro come infermiera in casa
per anziani è stato particolarmente difficile. “Ho cominciato a fare pratica in casa per anziani a 16 anni, e già allora dovevo lavorare i fine settimana. Gli orari erano particolarmente difficili, dalle 7 e 30 fino alle 12 e 30 e poi di nuovo dalle 16 fino alle 19 e 30. Avevo a malapena il tempo di studiare, e ho dovuto rinunciare a vedere gli amici perchè non avevo più tempo libero”.
Dopo è Michael a raccontare la sua vita lavoravativa in casa per anziani. “Da anni come infermiere ho sempre lo stesso stipendio. Nonostante diversi corsi di formazione non ho nessuna possibilità di vedere un aumento. Ma il lato peggiore sono gli orari: lunghi turni di lavoro, picchetti e il servizio nei fine settimana. Spesso ho solo un giorno libero a settimana e ormai ho la sensazione di vivere in casa per anziani. La mia vita famigliare ne risente, per questo ora sto cercando un altro lavoro”.
Marla è sette anni che lavora in casa per anziani, e anche per lei la situazione è al limite. “Dopo sette anni a fare questo lavoro non ce la faccio più. È un servizio di massa, dove non abbiamo tempo di dedicarci agli anziani. Passiamo da stanza a stanza e “buttiamo” gli ospiti nel letto, spesso ancor prima delle 17. Perchè manca personale, devo portare da sola gli anziani e per questo da anni ho dolori alla schiena. Per quello che facciamo, il nostro stipendio è del tutto insufficiente. Inoltre il nostro orario cambia spesso e di conseguenza programmare il nostro tempo libero è quasi impossibile”.
L'ultima a raccontare la sua esperienza è Sandra. “Lavoro difficile, lunghi turni, mancanza di personale, enormi sforzi amministrativi: non è un picnic. Faccio questo lavoro da oltre 30 anni. Le cure agli anziani non hanno più nulla a che fare con il grazioso invecchiamento. Questo mi fa male. Così eccezionale, come viene descritto nei depliant, non lo è affatto. È angosciante e devastante avere un cuore, la carità e il rispetto per le persone anziane, ma allo stesso tempo non riuscire a rendere il loro ultimo viaggio il più confortevole possibile."