Di questi tempi le manifestazioni sul clima vanno per la maggiore. Ed evidentemente, dietro a questo movimento, ci sono dei manovratori interessati.
L’ “onda verde”, stando ai risultati delle ultime elezioni cantonali, non ha però varcato il Gottardo. Giustamente, a nostro parere. Poiché in Ticino l’emergenza è il lavoro, non il clima.
Abbiamo interpellato alcuni interlocutori, ai quali abbiamo chiesto: - Come valuta le recenti manifestazioni di piazza sul clima? Sono, come ha detto Blocher, una moda destinata a passare?
Oppure prevede che imprimeranno al panorama politico una svolta duratura?
Roberta Pantani Consigliera nazionale (Lega)
Il clima è un tema che occupa da alcuni decenni la politica nazionale e internazionale. A dipendenza degli avvenimenti, ci si interroga su quello che si sarebbe potuto fare e su cosa migliorare: accadde così nel 2011, dopo l’incidente nucleare di Fukushima, accadde così dopo il versamento in mare di tonnellate di petrolio con l’incidente alla Exxon Valdez nel 1989. Oggi, il tema è diventato virale, grazie anche alla propaganda di una ragazzina svedese che, complici i social media, lo ha trasformato in una protesta mondiale. In un’epoca in cui tutto è effimero e dura quanto l’attenzione mediatica che gli viene rivolta, è difficile dire quale impatto avrà la protesta climatica di queste settimane sui comportamenti di tutti e sul panorama politico futuro.
Vero è che se in Europa la sensibilità ambientale è abbastanza marcata ed ognuno di noi più o meno riflette su quanto e come consuma e inquina, totalmente diverso è il comportamento di altri Paesi, come ad esempio Cina e India, produttori con ben poco riguardo ambientale di tutto quanto consumiamo ed utilizziamo in Occidente. In questo momento è facile per alcuni partiti politici cavalcare l’ ”onda verde” e guardare con indignazione chi non condivide le manifestazioni di piazza. Personalmente non ho simpatia per questi “talebani dell’ambiente”: essere “ambientalisti” non è un’esclusiva di una sola parte politica, e credo che strillarlo per le piazze o sui social non porti ad alcun risultato concreto.
Michaela Lupi Consigliera comunale di Lugano (i Verdi)
Il clima ha sempre subito delle variazioni nel corso dei secoli, a causa dei fenomeni naturali. Oggi, vi è una piena consapevolezza che le attività dell’uomo influiscono sul clima, provocando ad esempio un eccessivo riscaldamento del pianeta, dovuto all’emissione dei cosiddetti gas serra. Anche senza essere esperti, possiamo renderci conto degli effetti negativi che tutto questo comporta: dal ritiro dei ghiacciai ai periodi di forte smog. Le manifestazioni di piazza sul clima sollevano un tema attuale e si ripeteranno anche in futuro.
È giusto che se ne parli e che i giovani ne siano informati. Questi eventi, se fatti con cognizione, servono a sensibilizzare le autorità
ed a far capire la grande responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti delle prossime generazioni e verso l’attuale civiltà, mediante le proprie scelte di vita pratica. Il panorama politico deve e dovrà considerare maggiormente l’ecologia nei vari settori. Inoltre, i piccoli gesti di ognuno, costanti e rispettosi del mondo, sono come le tante gocce che vanno a formare il mare: contano davvero molto!
Fabio Käppeli Deputato in Gran Consiglio (PLR)
Il fenomeno Greta Thunberg costituisce il rovescio della medaglia della società odierna, alla ricerca di risposte semplici e comode, priva di speranza ma bramosa di contenuti e personaggi da manipolare. E così il suo messaggio si concentra sulla colpevolizzazione piuttosto che sulla riparazione del danno, e incurante o ignara delle ripercussioni sociali (viste ad esempio in Francia e negli USA) snobba completamente il processo di costruzione del consenso su cui si fonda ogni democrazia, dimenticando pure che anche se le economie avanzate azzerassero le loro emissioni entro il 2030 come auspica, i presupposti per contenere l’aumento della temperatura entro i 2° non sarebbero comunque raggiunti.
La battaglia combattuta in questo modo è quindi già persa, perché nei pochi anni che ci rimangono prima del cosiddetto punto di non ritorno non si riuscirà ad elaborare una sintesi politica che possa sostenere lo sforzo culturale, economico e sociale. Per un problema così complesso, la politica deve perseguire la strada non facile e nemmeno immediata della strategia integrata, consapevole che un programma di contenimento delle emissioni è tuttavia solo uno degli strumenti a disposizione da mettere in campo. Saranno ancora le innovazioni e la quarta Rivoluzione Industriale, spinta questa volta dall’opportunità invece che dal bisogno, che renderanno possibile un percorso di efficientamento economico, energetico e tecnologico piuttosto che di rinunce. Ad esempio, esperti di fama mondiale e scienziati autorevoli hanno sviluppato soluzioni sperimentali volte ad invertire il ciclo alla base del cambiamento climatico: catturare il CO2 dall’atmosfera e stoccarlo nuovamente all’interno