Mondo, 06 agosto 2019

Londra città senz'anima: così arabi e cinesi si sono comprati la city

Londra è una città che ha perso la sua anima. Gli indicatori economici e finanziari la rendono una delle capitali più ambite del mondo ma il cuore del Regno Unito, in cui vivono poco più di 8 milioni di persone, continua a battere solo affidandosi a generosi investitori stranieri. I nuovi padroni di Londra vengono dal Medio Oriente e dall’Estremo Oriente, sono sceicchi e cinesi; sono loro che hanno modificato la geografia della City e che nel giro di pochi anni costringeranno a un cambiamento repentino anche la cultura del paese. Aeroporti, appartamenti di lusso, palazzi, hotel, storici negozi; gli acquirenti arabo-cinesi si sono comprati tutto e il loro perso specifico all’interno dell’economia inglese cresce anno dopo anno.

Londonistan: gli arabi alla conquista della City

Prendiamo gli arabi. Come dimostra una approfondita inchiesta di Panorama, gli sceicchi hanno messo le mani sui quartieri più esclusivi di Londra, su tutti Knightsbridge, quello che pochi decenni fa era il rifugio dell’aristocrazia locale. Qui l’emblema del dominio degli sceicchi è rappresentato dai grandi magazzini Harrod’s, acquistati dal fondo sovrano del Qatar. Ma gli arabi hanno piantato la loro bandierina a son di investimenti milionari anche su gran parte dello skyline di Londra: lo Shard, il grattacielo più alto di Europa realizzato da Renzo Piano, gli hotel Claridge’s e Connaught, il complesso di Canary Wharf, e ancora il London Stock Exchange, cioè la sede della Borsa di Londra.

Tra qatarioti ed emiratini, vanno a ruba anche le case più esclusive della capitale, visto che le proprietà arabe coprono il 5% degli acquisti di abitazioni di tutta la City. Secondo l’ultimo dato sulle acquisizioni immobiliari arabe a Londra, risalente al 2015, gli sceicchi avrebbero comprato immobili per un valore di 4,5 miliardi di sterline. E mentre gli arabi continuano a costruire, ristrutturare e comprare appartamenti lussuosissimi, da Chelsea a Hyde Park, i londinesi, stritolati dai prezzi ormai schizzati alle stelle, fuggono nelle periferie, assediate anch’esse da arabi. Ma molto spesso si tratta di arabi che poco hanno a che fare con la galanteria dei loro connazionali sceicchi.

Gli artigli del Dragone su Londra

Prendiamo i cinesi. Da una ricerca effettuata dallo studio legale Baker McKenzie si scopre che il Regno Unito, nel 2018,
è il paese ad aver ricevuto più investimenti dai cinesi rispetto a ogni altro Stato d’Europa e Nord America. La Cina ha pompato nelle casse di Sua Maestà la bellezza di 4,94 miliardi di dollari, una cifra considerevole anche se in calo del 76% rispetto all’anno precedente. Nel complesso, nel decennio compreso tra il 2008 e il 2018, il Dragone ha dirottato a Londra oltre 70,4 miliardi di dollari; l’anno più propizio è stato il 2016 (con quasi 15 miliardi investiti), mentre il peggiore il 2018 (appena 352,7 milioni). Dal 2016 in poi, gli investimenti cinesi in Gran Bretagna sono calati a dismisura per un motivo preciso.

Gli asiatici, a differenza degli arabi, non acquistano abitazioni stratosferiche per trascorrere vacanze nel lusso, o almeno non è più questo il loro scopo principale e non lo è mai stato. Gli investimenti provenienti da oltre la muraglia, adesso, rispondono a un preciso disegno economico pianificato da Pechino; è finita l’era dello shopping sfrenato deciso da qualche miliardario con gli occhi a mandorla. Adesso si compra solo quello che serve per far girare l’economia dello Stato. La lista è piuttosto lunga, quindi di seguito troverete solo i casi più eclatanti. China Investment Corp nel 2017 ha speso 14 miliardi di sterline per prelevare la società Logicor, azienda di logistic retail; nell’immobiliare LKK Healt Products Group, una compagnia con base a Hong Kong, ha comprato il Walkie-Talkie – l’edificio meglio conosciuto con il nome di 20 Fenchurch Street – per 1,3 miliardi di sterline; CC Land si è preso il Cheesegrater per 1,14 miliardi, HNA Group ha messo le mani sul 30 South Colonnade, Ping An Insurance Group si è mangiato il Lloyds Building ma anche il Tower Place. Pechino ha ottenuto anche una quota di minoranza dell’aeroporto di Heathrow.

Ciambella di salvataggio

Senza questi investimenti Londra imploderebbe su sé stessa non riuscendo a mantenere il castello di sabbia che ha costruito nelle ultime decadi. La City, Brexit o non Brexit, continua ad attirare investitori stranieri. Oggi sono gli arabi a trainare lo shopping londinese, ieri erano i cinesi. Intanto Londra, la vera Londra, quella estranea dal mondo della finanza, è sempre meno inglese e più anonima. E nelle mani di fondi sovrani stranieri.

Federico Giuliani / insideover.it

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