Mondo, 16 settembre 2019

"Che cosa vuol dire estrema destra?"

Non ci sono mai stati così tanti estremisti di destra come al giorno d'oggi. Salvini è di estrema destra, anche Orbán, ovviamente Trump, l'FPÖ austriaco, probabilmente anche l'ex cancelliere Sebastian Kurz, l'UDC o almeno parte di esso, il Rassemblement National di Le Pen e in ogni caso, senza ombra di dubbio, Alternative für Deutschland (AfD), il partito impegnato nell'introduzione della democrazia diretta in Germania. Il primo ministro britannico Boris Johnson non fa ancora l'unanimità tra gli esperti dell'estrema destra nel mondo dei media. È ancora in libertà vigilata, sotto sorveglianza. Questo è il motivo per cui viene chiamato un "tribuno plebeo radicale", in attesa di definizioni migliori.

Chiunque oggi definisca politici e partiti di "estrema destra" cerca di metterli allo stesso piano dei crimini dei nazionalsocialisti. Li pone allo stesso livello delle orde hitleriane che hanno portato sul pianeta la guerra, il genocidio e altre atrocità terribili. L'"estremismo di destra" di Hitler era in verità un socialismo violento, anti-borghese, antidemocratico e razzista, di sinistra, contrario all'economia di mercato e alle libertà pubbliche. Contrariamente ai socialisti rossi internazionali, il socialismo marrone di Hitler si basava invece sull'omogenea "comunità nazionale" per la quale l'appartenenza nazionale e le libertà pubbliche, per quanto fosse possibile parlarne, si basavano sul sangue, la terra e antenati.

Quando Hitler fu portato al potere da politici conservatori e di destra come baluardo contro il marxismo di Mosca, nessuno sapeva in Germania o in Europa, quale sarebbe stata la forma di governo di domani. I dibattiti polarizzanti di allora, tra destra, il partito borghese e la sinistra riguardavano questioni costituzionali, la forma del governo. A differenza della Svizzera, che, nonostante le tentazioni autoritarie, rimase fedele al suo stato di diritto democratico e liberale, nella destra tedesca le voci che volevano sostituire il liberalismo e la democrazia con un corporativista "Führerstaat" divennero presto la maggioranza.

All'epoca il problema non era il congedo di paternità o la ricetta giusta contro gli abusi del diritto di asilo, ma gli orientamenti di base della forma di governo e il processo decisionale in politica.
Questa piccola digressione storica mostra chiaramente che l'allusione diffamatoria di quei tempi, che il ricorso permanente della sinistra, fino ad oggi, al qualificatore "estrema destra" manca di argomenti. Orbán, Salvini, Trump, Kaczynski in Polonia e persino Marine Le Pen non sono estremisti di destra in questo senso segnati dal peso della storia. Il loro obiettivo non è quello di abolire la democrazia o di creare una "comunità nazionale omogenea", ma, al massimo, di avere leggi più restrittive sull'immigrazione. In Germania, l'allarmismo è senza paragoni. Un politico che vuole seriamente tornare ai tempi di Hitler otterrebbe così pochi voti nell'urna che uno dovrebbe
cercarli al microscopio elettronico. Suggerire che gli attuali abitanti della Repubblica Federale avrebbero una profonda simpatia per i politici che vorrebbero riaprire il capitolo più vergognoso della storia tedesca non è solo un insulto ai tedeschi, ma anche una banalizzazione dei nazisti.

Certo, oggi ci sono partiti di estrema destra in Europa. È il caso di Jobbik in Ungheria o dei Postfascisti Fratelli d'Italia. Altri partiti hanno origini di estrema destra, ma ora sono decontaminate dalle mute che hanno operato. È il caso dell'FPÖ, della Lega Nord in Italia o dei Democratici svedeso, che nel corso degli anni si sono liberati dagli estremisti di destra. Anche il Rassemblement National di Marine Le Pen non è più il partito antisemita, militarista e apertamente autoritario che era quello di suo padre. A questi partiti dovrebbe essere riconosciuto ciò che è stato facilmente riconosciuto ai partiti di sinistra, vale a dire di essersi liberati dal loro passato estremista e per essersi saldamente radicati nello stato di diritto delle rispettive costituzioni. Non è giusto incolpare un politico per tutta la vita per essersi smarrito un giorno mentre lodava Mussolini, mentre un uomo di sinistra che ha lanciato pietre contro la polizia, come l'ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, viene lodato come un esempio di maturità.

L'accusa malevola dell'estremismo di destra si ritorce contro chi la lancia. Democrazia significa discussione, dibattito di idee, libertà di espressione. Tuttavia, con il termine "estrema destra", si tratta di rendere scandalose talune opinioni, di screditare certe persone, di intimidire e mettere la museruola a una larga parte della popolazione che difende un punto di vista diverso da uno che è visto dai media come “giusto”.

È tragico che molti giornalisti che rivendicano sempre la libertà di espressione facciano tutto il possibile per demolirlo annerendo, prima o poi, la maggior parte, in effetti, la totalità delle figure politiche di destra tacciandoli erroneamente di nazisti. Hitler o Mussolini avrebbero apprezzato quegli ayatollah di sinistra che vogliono proibire qualsiasi commento dissenziente o impedire che si esprimino liberamente.

L'uso inflazionato dell'accusa di estremismo di destra finisce per cadere nel vuoto. E soprattutto, infastidisce le persone e gli elettori che si vedono, giustamente, denigrati. Anche coloro che sono seriamente preoccupati per una nuova destra pericolosa in Europa e che vorrebbero un sistema di allerta precoce nei media dovrebbero prendere in considerazione il fatto che chiunque grida sistematicamente "estremismo di destra" ad ogni piè sospinto non verrà più ascoltato se un giorno i veri estremisti di destra riemergeranno. Sarebbe meglio moderare il proprio linguaggio e accettare che in politica ci saranno sempre destra e sinistra, polemiche e dibattiti di idee, sulla base di uno stato democratico democratico pluralista. O almeno così si spera.

Roger Köppel / Die Weltwoche (articolo tradotto)

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