“Bevi Rosmunda nel cranio di tuo padre”, la famosa frase rivolta da re Alboino alla moglie, figlia di Cunimondo, re dei Gepidi, sconfitto ed ucciso dal re dei longobardi, è diventata proverbiale. Rosmunda era stata l’unica risparmiata della famiglia e costretta a sposare il massacratore. Ma la crudeltà della situazione deve esser letta storicamente: era d’ uso in vari popoli conservare le ossa del nemico ucciso con l’intento di assorbirne la forza ed il coraggio. Rosmunda, comunque, non era una raffinata ricercatrice storica e si impegna subito ad ordire una congiura di palazzo contro Alboino che verrà ucciso nel 572.
Ma chi sono i longobardi che nel 568 entrano nella penisola italica, nella valle del Natisone e si installano a Cividale del Friuli? Provengono dalla Pannonia, la pianura del medio corso del Danubio (oggi Ungheria), probabilmente sono germanici ma circolano altre notizie su una possibile origine scandinava. Nulla di certo in quanto non avevano una scrittura. Questo popolo non è federato, come gran parte dei popoli Goti, già passati nei secoli precedenti in Italia. Si installano subito da padroni, non conoscono la cultura latina, non sono attratti dal modo di vita romano. I goti invece sì, volevano vivere perlomeno a livello romano, si erano inseriti nell’ esercito e si presentavano come alleati, cioè federati, dopo aver vissuto oltre i confini dell’ impero. Certo battaglie e stragi non erano mancate ma – con qualche eccezione come gli Unni – alla fine si insediavano in una zona ed accettavano l’autorità formale di un imperatore, mantenendo spesso l’ amministrazione romana. I longobardi, invece, sottomettono tutti i latini, impongono la loro autorità dopo aver sconfitto gradualmente i bizantini, cioè i greci, che da pochi anni dominavano la penisola. Via via i bizantini si ritirano nelle zone costiere, mare e navigazione non interessavano i nuovi arrivati, uomini nomadi legati alla terra. Con le due presenze, l’ Italia perde l’ unità politica e questa divisione, sempre più accentuata, durerà quattordici secoli.
La struttura politica
Perché i longobardi sono così particolari? Sembra che gli influssi di altri popoli siano minimi quando entrano in Italia. Non hanno alcuna scrittura e le notizie ci provengono dal testo “Historia Longobardorum” di Paolo Diacono, un longobardo vissuto alla corte franca nel IX secolo. Ma la struttura del potere è originale. Sono sì guidatati da un re, ma questi non è altro che un duca, tra tanti duchi, scelto al momento della migrazione, quando più forte era il pericolo di scontro e bisognava contare su una direzione unica. I duchi sono coloro che gestiscono veramente il potere su un gruppo di famiglie, le fare (attenzione alla toponomastica, molte località soprattutto nel nord – Italia hanno questo nome). L’ assemblea dei duchi vota dunque il re che decade appena il popolo si stabilisce in un luogo. Le decisioni, poi, vengono prese sempre dall’ assemblea dei duchi e degli arimanni, cioè gli uomini in armi. Ma questa tradizione non viene rispettata dal re Alboino che, una volta arrivato a Cividale, vuole rendere il proprio potere ereditario, una svolta che alcuni duchi non accettano. Con le loro fare, perciò, si staccano operando conquiste per conto proprio. Si creano così i ducati di Spoleto e Benevento, zone indipendenti che mantengono legami sempre più laschi con il nucleo centrale. Nel 603 viene stipulata la pace tra bizantini e longobardi con la mediazione del papa Gregorio Magno. Nei territori bizantini, prevalentemente