Carissimi,
In questi primi mesi di attività ho avuto il piacere di conoscere molti di voi e ho percepito il grande desiderio di vedere che qualcosa finalmente cambi nella nostra stanca e faticosa quotidianità.
Ma quali sono le nostre vere preoccupazioni, all’infuori del momentaccio Covid, del quale non voglio certo parlarvi in quanto ci viene già propinato ad ogni respiro in modo ossessivo?
Quella anzitutto legata alla precaria situazione del mercato del lavoro che, malgrado stipendi di 1/3 inferiori alla Svizzera interna, ci vede fragili e in crescente sostituzione con il frontalierato in tutti i settori d’attività.
Quella del costo della vita in costante e inspiegabile progressione anche nei momenti più difficili, vedi i premi delle assicurazioni malattia.
Quella di chi a cinquant’anni si trova in assistenza perché nessuno lo vuole più impiegare e dei nostri giovani che devono ritornare a varcare il Gottardo per trovare un adeguato collocamento.
Quella di un ceto medio assolutamente bistrattato, vera vacca da mungere, al quale tutti si appellano in prossimità delle elezioni per poi dimenticarsene il giorno dopo.
Quella per una qualità dell’ambiente che va certo preservata ma non con l’introduzione di sinistre tassazioni che penalizzano ancor più chi vive discosto dai centri urbani e non dispone di mezzi pubblici adeguati.
Quella degli abusi nell’accoglienza di immigrati di “diversa cultura”, che oltre a costi sociali non indifferenti dati dalla cospicua componente di soggetti non integrabili, ci regala movimenti estremisti con i quali mai avremmo voluto avere a che fare
Quella di vedere i nostri valori costituenti sempre più disprezzati dagli amanti