Ticino, 28 aprile 2021

Richiesta una CPI (bis) sul caso dell'ex funzionario del DSS

Secondo l'art. 39 cpv. 1 LGC allorché eventi di grande portata istituzionale nel Cantone richiedano uno speciale chiarimento, il Gran Consiglio, sentito il Consiglio di Stato, può, a maggioranza assoluta, istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta.

Una richiesta analoga è già stata esaminata dal Gran Consiglio lo scorso 24 settembre 2020. La presente non vuole semplicemente riproporre quanto è già stato rifiutato, ma mettere in luce le circostanze nuove emerse, che impongono un riesame della questione. A titolo di premessa ci teniamo a ribadire subito i ruoli distinti e differenti della Magistratura penale e della CPI. La prima deve giudicare alla luce della legge penale le azioni di singole persone, mentre la seconda indaga e valuta l'operato dell';amministrazione nell'ottica delle norme di diritto pubblico applicabili. Giustamente, non si tratta di rifare un processo a M.B., ma secondo una procedura corretta e ordinata per evitare ogni abuso si tratta di valutare il modo in cui l'Amministrazione cantonale ha gestito la vicenda (evidenziando meccanismi di disfunzionamento o disorganizzazione) ed eventualmente
proporre correttivi, soprattutto se si pensa che sulla fattispecie non è mai stata svolta alcuna inchiesta amministrativa. In tal senso, utili e complementari saranno le rilevanze ai sensi della Mozione Come nell’Amministrazione cantonale, nella scuola e nelle aziende pubbliche si agisce nel caso di abusi e molestie? che ci si augura il Parlamento possa trattare a breve.

Ma veniamo ai motivi che impongono una rivalutazione di quanto il Gran Consiglio aveva
deciso:

1) Le parole del Giudice Marco Villa sono ormai note a tutti. Soltanto però il 3 dicembre 2020, ossia dopo la decisione del Gran Consiglio, è stato possibile ottenere finalmente una copia anonimizzata della sentenza di primo grado. Tale giudizio di 134 pagine non si limita a valutare i comportamenti di M.B., ma esplicitamente lancia degli interrogativi sull'operato dell'Amministrazione cantonale:

- come mai il superiore di M.B. nel 2005, sentendo che il collaboratore aveva fatto delle avances (e dopo aver ricevuto 6 pagine di scambi mail con M.B.), ha semplicemente promesso alle vittime che M.B. non si sarebbe più occupato di giovani, ma non ha mai indicato alle vittime la possibilità di fare denuncia e di poteressere assistite psicologicamente?

- come mai il superiore di M.B., vista la gravità di quanto raccontatogli, ha redatto solo un verbale che si è portato a casa?

- come mai il superiore di M.B. non si è consultato a sua volta con il superiore?

Ma dalla sentenza di primo grado emergono ulteriori aspetti ambigui:

- come mai dal 6.6.2018, giorno della segnalazione al Ministero pubblico, M.B. è stato sospeso dal proprio impiego, senza privazione dello stipendio, fino al 31.5.2019, quando il Consiglio di Stato ha messo M.B. a beneficio del pensionamento anticipato, mentre per esempio per molto di meno un docente di educazione
fisica è stato chiaramente licenziato in tronco?

Come ben si può vedere sono interrogativi rivolti al Consiglio di Stato e all'Amministrazione cantonale e che non possono rimanere senza risposta. 

2) La Corte di appello e di revisione penale (CARP), suprema Corte cantonale, con sentenza del 12 aprile 2021 ha non solo confermato il giudizio di prima istanza, ma ha aggravato la posizione di M.B., condannandolo anche per violenza carnale (art. 190 CP). I giudici di secondo grado hanno considerato ;molto grave la colpa di M.B. per gli atti compiuti, ma soprattutto per la mansione pubblica che gli era stata affidata dallo Stato che rivestiva ai suoi occhi [della vittima] una funzione di riferimento e di guida. Tali fatti esigerebbero, in sé, una pena ben maggior; rispetto alla pena detentiva di 18 mesi
sospesi. In condizioni diverse, ossia senza il lungo tempo trascorso, M.B. avrebbe subito sicuramente una pena da scontare.

Nessuno propone a cuor leggero la costituzione di una CPI, ma ad oggi è il solo strumento giuridico a disposizione del Gran Consiglio, autorità di Alta vigilanza, per poter chiarire ed apprezzare eventuali disfunzioni o irregolarità di natura amministrativa in maniera completa (con facoltà di indagine) e garantendo la salvaguardia della riservatezza in corso di indagine.

Tutto ciò è un evento di grande portata istituzionale in quanto va a minare gravemente la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni e adempie a tutti gli effetti le condizioni per la costituzione di una CPI, che avrà da dare seguito a un incarico formale.
 
Per questi motivi, visti gli art. 39 e segg. LGC, i sottoscritti deputati chiedono all’Ufficio Presidenziale del Gran Consiglio di intraprendere i passi necessari per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) inerente l’operato dei funzionari e dei servizi competenti riguardo ai gravi fatti avvenuti all’inizio degli anni 2000 dentro e fuori gli uffici del Dipartimento Sanità e Socialità (DSS), venuti allo scoperto in seguito all’inchiesta e al processo condotti dall'autorità penale. Essa opererà in collaborazione al Consiglio di Stato nell’ambito delle proprie competenze.

La Commissione dovrà avere il seguente mandato:

1. verifica delle eventuali responsabilità politiche e amministrative dell’allora Consiglio di Stato, dei funzionari dirigenti e dei servizi competenti coinvolti a vario titolo nella gestione del settore della politica giovanile;

2. verifica di azioni o omissioni non conformi alle prescrizioni legali, alla prassi o alle direttive interne, valutazione delle stesse ed eventualmente proposta di correttivi;

3. valutazione generale delle direttive e prassi attualmente in vigore e di eventuali proposte di  adeguamento per rafforzare la tutela da abusi e molestie.

Tamara Merlo (Più Donne), Sabrina Aldi (Lega), Fiorenzo Dadò (PPD), Boris Bignasca
(Lega)

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