Basta leggere cosa ha scritto il premier kosovaro Albin Jurti: “La Serbia non passa il turno. Congratulazioni alla Svizzera” ha scritto. Ma non solo: sulle strade della capitale Pristina tante persone sono scese in piazza a festeggiare come se a vincere fosse stata la neonata nazionale del Kossovo e non quella rossocrociata. Del resto, nei Balcani la sfida fra Svizzera e Serbia è sempre carica di significati extra sportivi.
Il governo di Belgrado ha perentoriamente stigmatizzato il comportamento del nostro capitano, che stando a fonti giornalistiche serbe avrebbe “insultato le madri dei nostri giocatori”, chiosando poi che “la sua decisione di indossare la maglia di Ardon Jashari, leader e fondatore dell esercito liberazone del Kosovo, è davvero inaccettabile”.
Ancora una volta insomma una partita di calcio si è trasformata in un ring politico, sul quale francamente la Svizzera, intesa come squadra e come paese, non vorrebbe e non dovrebbe mai mettere piede. Purtroppo però gli atteggiamenti di Xhaka hanno nuovamente nociuto all'immagine della nostra
nazionale. Il capitano, diciamolo senza remore, è andato ben oltre i limiti concessi: non è bastato chiedergli di non parlare prima del match, come ha fatto la nostra federazione, e non è bastato sollecitare un atteggiamento da vero capitano, come si conviene a chi indossa la fascia di una Nazionale di un qualsiasi sport. Il suo gesto è stato inopportuno e incivile: non degno di un giocatore che veste il rossocrociato (o altre maglie).
La Federazione adesso gli tolga immediatamente il simbolo che per anni altri giocatori e calciatori hanno portato con onore e decoro. Come detto, ancora una volta il palcoscenico sportivo è diventato terreno fertile per fenomeni revanscisti e nazionalismi esasperati. Il sogno degli ingenui, che affermavano che lo sport affrattella, è ormai sepolto. Anche in Qatar come quattro anni fa in Russia ne abbiamo avuto una prova lampante.
LA FIFA: cosa farà adesso la FIFA? Prenderà provvedimenti contro il gesto del centrocampista dell'Arsenal e della nostra nazionale? Se così dovesse essere, Xhaka rischia di saltare la sfida di martedi prossimo contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Affaire a suivre…
MDD
La Federazione adesso gli tolga immediatamente il simbolo che per anni altri giocatori e calciatori hanno portato con onore e decoro. Come detto, ancora una volta il palcoscenico sportivo è diventato terreno fertile per fenomeni revanscisti e nazionalismi esasperati. Il sogno degli ingenui, che affermavano che lo sport affrattella, è ormai sepolto. Anche in Qatar come quattro anni fa in Russia ne abbiamo avuto una prova lampante.
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