LUCERNA – Dopo l’eliminazione incassata in Europa League, al Lugano ieri spettava il sempre complicato compito di rituffarsi nel campionato andando a fare visita al Lucerna. C’erano le scorie europee da smaltire, la fatica della sfida infrasettimanale e qualche malumore di troppo da cancellare: alla fine, nonostante un ottimo inizio di partita, i bianconeri hanno pagato a caro prezzo tutti questi fattori, cadendo per 2-3 alla Swissporarena, anche a causa di qualche sbavatura arbitrale e per gli errori del giovane Berbic tra i pali.
Per carità, nessuno vuole mettere in croce l’ancora acerbo estremo difensore del Lugano, ma resta comunque innegabile che la rete del pareggio di Meyer e il 3-1 Villiger sono frutto di due suoi errori. Certo, anche la formazione iniziale schierata dal Crus, che ha cambiato 8 giocatori rispetto alla sfida europea, ha avuto il suo peso: non per niente il rigore del 2-1 è stato causato da un fallo El Wafi alla prima da titolare. Ma nel complicato pomeriggio vissuto a Lucerna c’è anche del positivo da riportare a Cornaredo: il ritorno in campo di Steffen e la voglia di lottare fino al fischio finale. In effetti Celar negli istanti finali ha avuto anche la palla per l’insperato pareggio, peccato che la smania del gol non gli abbia fatto vedere che Sabbatini era tutto solo davanti alla porta…
Ecco perché la lunga pausa – tra Nazionali e Coppa Svizzera il Lugano tornerà in campo in campionato soltanto il 24 settembre a Berna, nella tana dell’YB – non può che fare bene. C’è bisogno di risistemare alcuni equilibri tattici e mentali (leggasi discussione Sabbatini-Croci Torti), c’è bisogno di recuperare serenità (come nel caso di Celar, rimasto sulle rive del Ceresio nonostante le diverse sirene di mercato) e c’è la necessità di riabbracciare in campo alcuni tasselli fondamentali, primo fra tutti Saipi, la cui assenza è comunque stata un fattore – negativo – ieri. La stagione è lunga, lunghissima, e dopo un ottimo avvio di campionato ora i bianconeri hanno attraversato uno di quei momenti complicati che sono sempre dietro l’angolo. Ecco perché la pausa non può che essere benedetta.