“Lei si è comportato come se fosse Dio, sovrano della vita e della morte!” ha detto giovedì il giudice del tribunale distrettuale di Winterthur al 79enne serbo sotto processo per la morte della moglie di suo nipote. Nel febbraio 2021, aveva sparato sei volte a bruciapelo alla compatriota di 32 anni, madre di tre figli, in presenza della sua più piccola, che allora aveva 19 mesi.
Secondo le dichiarazioni del 79enne, la giovane lo avrebbe aggredito con un coltello e lui, sentendo “la paura della sua vita”, avrebbe reagito per legittima difesa. Ma sul luogo della tragedia non è stato trovato alcun oggetto somigliante ad un coltello.
La giovane donna era fuggita dalla famiglia e voleva il divorzio dal marito, nipote dell'imputato. Ciò costituiva un attacco all’onore della famiglia, ha sostenuto il pubblico ministero. Il fatto che il 79enne si sia recato a casa sua con un'arma caricata con sei proiettili lasciava pochi dubbi. "È stata un'esecuzione!" ha concluso il giudice emettendo il suo verdetto.
Anche se la difesa ha chiesto l'assoluzione, l'uomo passerà 20 anni in carcere per poi essere espulso dalla Svizzera per 15 anni. Dovrà inoltre risarcire anche i membri della famiglia della sua vittima. Nel frattempo è stato riconosciuto colpevole anche di frode in materia di assistenza sociale per un importo di circa 250'000 franchi. Sebbene sia tornato a vivere in Serbia nel 2010, ha continuato a ricevere la pensione di invalidità e le pensioni integrative.