Ticino, 27 maggio 2024

Invece di difendere i ticinesi vanno a Como per i frontalieri

$indakati allo sbando: perché i nostri lavoratori dovrebbero rimanere iscritti?

Ieri a Como circa 150 frontalieri sono scesi in piazza per una manifestazione che i promotori, così come la stampa di regime, hanno ridicolmente definito “internazionale”. Non si capisce come possa esserlo, dal momento che i frontalieri di bandiera ne hanno una sola: quella tricolore.
L’internazionalità era semmai data dalla presenza di $indakati svizzeri, che è stata un’indecenza totale.
 
Sono stati colonizzati?
I frontalieri manifestavano contro la tassa sulla salute promossa dal governo di Roma con l’intento di rendere meno attrattivo il frontalierato. A Como è stato sollevato pure il tema del telelavoro.
 
Come ticinesi, possiamo solo ringraziare il governo della vicina Penisola per l’introduzione della tassa sulla salute: ogni iniziativa che mira a rendere meno vantaggioso il permesso G si traduce in meno pressione da sud sul Ticino. E comunque, la tassa sulla salute non riguarda in alcun modo la Svizzera: il tema è esclusivamente italiano. Cosa ci facevano, allora, i $indakati ticinesi ieri a Como?
A questo punto, ci piacerebbe sapere quanti cittadini svizzeri lavorano nei “nostri” $indakati: vuoi vedere che, essendo stati colonizzati, ormai pensano solo ai loro connazionali azzurri?
 
Fanno il contrario
Da troppi anni ormai questo sfigatissimo Cantone è devastato dall’invasione da sud (80mila frontalieri in continuo aumento), con tutte le conseguenze del caso sottoforma di sostituzione dei lavoratori residenti e di dumping salariale. Per non parlare delle strade sempre infesciate di targhe italiche.
 
Pertanto, i $indakati ticinesi dovrebbero manifestare a sostegno dei lavoratori ticinesi contro la libera circolazione delle persone. Ma non si sognano neanche lontanamente. Fanno anzi l’esatto contrario: i kompagnuzzi, imbevuti di ideologia ro$$a internazionalista e sovranofoba, vogliono le frontiere spalancate e denigrano chi si oppone. Da ieri hanno raggiunto un nuovo livello: varcano la ramina per mobilitarsi a fianco dei permessi G che manifestano contro il loro governo. Qui qualcuno ha davvero perso il patàn.
 
C’è da chiedersi perché i lavoratori ticinesi dovrebbero continuare a pagare consistenti quote di affiliazione ai $indakati: questi soldi vengono usati per andare a Como a sostenere i privilegi dei frontalieri, a detrimento dei lavoratori ticinesi. I quali si vedono poi costretti, tra l’indifferenza
sindacale, ad andare in disoccupazione ed in assistenza, poiché gli impieghi disponibili sono occupati da permessi G.
Del resto è chiaro da un pezzo che la casta se ne sbatte altamente dei ticinesi che hanno perso il lavoro, o che non lo trovano.
 
Messaggio deleterio
E’ poi incredibile che $indakati ticinesi pistonino il telelavoro dei frontalieri. Essendo ovvio che solo chi è impiegato nel terziario amministrativo può lavorare da casa, promuovere lo “smartworking” dei frontalieri significa rendere il settore ancora più interessante per i permessi G. Ma così si aggravano ulteriormente il soppiantamento ed il dumping salariale.
Rivendicazioni del genere le possono portare avanti le sigle sindacali italiche. Che lo facciano quelle ticinesi, è un palese tradimento.
 
La manifestazione a Como costituisce l’ennesima dimostrazione, peraltro superflua, che i $indakati contribuiscono alla devastazione del mercato del lavoro di questo Cantone; non certo alla sua difesa.
 
Il messaggio politico che i $indakalisti sedicenti svizzeri (ripetiamo: quanti ticinesi ci lavorano?) hanno veicolato con la loro presenza a Como è deleterio.
La partecipazione elvetica e l’utilizzo - del tutto a sproposito - della qualifica di “manifestazione internazionale” servono a dare l’impressione, farlocca, che la manifestazione volesse tutelare istanze comuni, svizzere ed italiche.
 
Niente di più falso. Qui si promuovono esclusivamente gli interessi dei frontalieri a scapito di quelli dei lavoratori ticinesi. E, a questi ultimi, domani i vertici di UNIA, OCST, VPOD e compagnia brutta dovranno rendere conto.
 
Pro saccoccia
Va bene pensare ai propri incassi associativi, ma a tutto c’è un limite. Come scriveva la Lega dei Ticinesi in un comunicato diramato nelle scorse settimane: “ anche i frontalieri si sindacalizzano e, con le loro quote d’adesione, permettono ai sindacati di versare ai propri dirigenti degli stipendi da manager (altro che proletariato). Ed intanto UNIA ha cumulato un patrimonio di un miliardo di franchi, entrando di prepotenza nell’elenco dei grandi capitalisti elvetici. Pecunia non olet! Però c’è ancora gente così “ingenua” da credere ai sindacati e da seguire le loro indicazioni politiche. Auguri!”.

LORENZO QUADRI
*Dal MDD

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