Sport, 23 luglio 2024

Lugano, il titolo non è una chimera

Nel weekend è partita la stagione di Swiss Football League

LUGANO - Dopo un mese di Europei – a proposito: grande Spagna! - il calcio torna ai propri cortili. Da sabato scorso è ripreso il massimo campionato svizzero, giunto alla sua 129esima edizione. Rispetto alla stagione scorsa, non c'è più lo Stade Losanna, oggetto misterioso di cui non sentiremo nostalgia, e al suo posto è rientrato nei ranghi il Sion: dopo un anno di purgatorio cercherà di sopravvivere alle balordaggini del suo presidente padre padrone Constantin. Affaire à suivre. Il campione in carica, come noto, è lo Young Boys, che nelle ultime sette stagioni ha vinto per sei volte. Da vero dominatore perché è la massima espressione di una struttura che funziona al cento per cento: dai vertici sino al magazziniere (si fa per dire). Le parole d'ordine? Organizzazione, solidità e visioni. Un esempio di virtuosismo. E allora, a questo punto, una domanda s' impone: i bernesi la faranno da padroni anche nel torneo appena cominciato? Tutto lascia intendere che si andrà in questa direzione. Nella Capitale, oltretutto, tira aria di rinnovamento: l'arrivo di Patrick Rahmen in panchina ha creato nuovo entusiasmo. Riconfermarsi è sempre difficile ma le premesse sono buone, soprattutto quando si può disporre di risorse economiche importanti. 


E le altre? Assisteranno rassegnate alla solita e noiosa cavalcata solitaria dei gialloneri? Da Zurigo, San Gallo, Servette e Lugano attendiamo risposte. Per il momento non esprimiamo giudizi sul Basilea, reduce da una stagione terrificante. I mezzi non mancano, di buone idee, sembrerebbe, nemmeno l' ombra; i renani, fra l' altro, sono gli unici che potrebbero competere con lo Young Boys. Come detto i soldi ci sono, a far difetto sono le competenze. Un guaio.


Sulle rive del Ceresio, intanto, si attende l' arrivo del nuovo stadio (2026), consapevoli che tutto ciò che è stato fatto sinora non è sinonimo di futuri successi. IlLugano deve insomma ripartire. Con alcune certezze: la società è forte, la squadra competitiva e lo staff preparatissimo. I piazzamenti delle ultime stagioni (con tanto di qualificazione ai tornei europei) e le tre finali di Coppa consecutive (con il trionfo del 2022) non sono certo casuali ma il frutto, semmai, di una pianificazione seria e scrupolosa. Tutto ruota attorno al tandem Blaser-Da Silva, da Chicago il boss Mansueto vigila. A Cornaredo comanda Mattia Croci Torti, colui che più di ogni altro ha contribuito alla svolta. Ha formato un gruppo, lo ha forgiato a sua immagine e somiglianza, gli ha dato un gioco e impresso un carattere ed uno spirito da combattente. Peculiarità che ormai fanno del Lugano una delle più belle realtà del panorama calcistico nazionale.


Ora però i bianconeri devono alzare il mirino delle proprie ambizioni: che non sono campate in aria o buttate lì come uno straccio ma soltanto la logica conseguenza di un progetto iniziato nel 2021. Di cosa stiamo parlando? Semplice: di un obiettivo prestigioso che manca dal 1949: il titolo svizzero! La notte dei tempi, il secolo scorso, 75 anni fa, una eternità. Già, il titolo: una parola che la primavera scorsa era stata timidamente pronunciata quando lo Young Boys sembrava in debito di ossigeno ed energie ma che poi era stata riposta nel cassetto. Ora torna d’attualità, anche se in questo momento mancano ancora alcune pedine sulla scacchiera di Croci Torti. Il mercato dei prossimi giorni ci aiuterà a capirne di più. Restiamo tuttavia convinti che le basi per puntare ai vertici ci siano tutte: naturalmente con un occhio di riguardo ai preliminari di Champions League, che inizieranno questa sera. Avversario il Fenerbahce di Mourinho. Proibitivo? Nessuna paura: i bianconeri ci hanno abituato alle imprese. A partire dalla notte di San Siro del 1995. Auguri.


RED.

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