Entro fine marzo, il Park Hotel di Rovio ospiterà circa quaranta richiedenti asilo, con la possibilità che il numero cresca "in funzione delle necessità". Una decisione calata dall'alto, che ha lasciato spiazzati sia il Municipio che i cittadini.
Il Municipio stesso ha confermato di essere stato informato solo a giochi fatti, quando l'accordo tra Cantone e proprietà dell'hotel era ormai chiuso. E ora si corre ai ripari per ottenere "le necessarie rassicurazioni" dalle autorità cantonali. Ma la domanda resta: perché le istituzioni locali e la popolazione sono state escluse dal processo decisionale? E perché questa comunicazione arriva solo ora, a ridosso di un evento che cambierà il volto della comunità?
La cittadinanza è stata invitata a una serata informativa martedì 18 marzo, quasi come se si trattasse di un semplice aggiornamento, anziché di una questione cruciale che incide sulla sicurezza, sull'organizzazione e sulla coesione sociale del paese. Presenzieranno rappresentanti del Dipartimento Sanità e Socialità, dell'Ufficio cantonale dei richiedenti l'asilo e dei rifugiati, e della Croce Rossa Svizzera. Ma sarà davvero un confronto aperto, o un tentativo di placare gli animi dopo una decisione già presa?
Non si tratta di essere "contro" l'accoglienza, ma di chiedere trasparenza e coinvolgimento. La gestione di un flusso migratorio così importante non può essere affidata a trattative a porte chiuse, né imposta alle comunità senza un vero dialogo. La preoccupazione è legittima: come si garantirà la sicurezza dei residenti? Quali risorse saranno messe a disposizione per garantire un'integrazione efficace?