TICINO - Sussidi pubblici non sempre equi e sostenibili. È questa la preoccupazione espressa in un’interrogazione parlamentare da sette deputati al Gran Consiglio, firmatari di una richiesta formale al Consiglio di Stato. Andrea Censi, Cristina Maderni, Sem Genini, Diana Tenconi, Alessandro Mazzoleni, Gianluca Padlina e Roberta Soldati, appartenenti a Lega, PLR, Centro e UDC, chiedono lumi su un sistema che a loro dire rischia di perdere credibilità e efficacia.
“L’accesso a sussidi da parte di persone con redditi superiori alla media cantonale o con attività lavorativa ridotta solleva dubbi sulla giustizia redistributiva”, scrivono i granconsiglieri. A far discutere sono soprattutto i dati forniti dal Governo in risposta a una precedente interrogazione (n. 76.24), da cui emerge che esistono beneficiari del sistema Ripam con redditi superiori ai 100'000 franchi annui.
Il sistema Ripam, spiegano gli interroganti, si basa sul reddito disponibile, un valore che può risultare molto distante da quello imponibile, influenzato da deduzioni, spese riconosciute e composizione del nucleo familiare. Una situazione che, a detta dei deputati, complica la trasparenza e impedisce confronti chiari tra contribuenti.
Secondo i firmatari, “può accadere che, per effetto di parametri tecnici, alcuni cittadini con redditi superiori alla media cantonale ricevano ugualmente aiuti”. Una stortura che andrebbe corretta, anche per rispetto verso chi contribuisce pienamente al finanziamento del sistema senza poterne beneficiare.