TUNISIA/ITALIA - Il caso di “Sara” – nome di fantasia – continua a far discutere. La 42enne italiana, attivista per i diritti delle donne e collaboratrice in progetti legati all’Onu, vive da tre anni a Sidi Bou Said, in Tunisia. Il 9 luglio ne erano state perse le tracce, finché la polizia l’ha “ritrovata” priva di sensi dentro un armadio della sua casa, già perquisita in un primo momento senza esito. Una circostanza che lascia enormi dubbi e che molti, tra vicini e familiari, faticano a credere.
Secondo quanto riferito dalla madre, la donna avrebbe detto: «Non so cosa sia successo, stavo pulendo l’armadio e sono svenuta più volte». Ma la versione non convince: il suo telefonino è rotto, il computer risulta sparito e l’appartamento era a soqquadro. Restano aperti molti interrogativi, compresa la possibilità di una visita indesiderata avvenuta nei giorni precedenti.
Il Ministero degli esteri italiano segue il caso, ma al momento non è previsto alcun invio di investigatori dall’Italia, lasciando le indagini alla polizia tunisina, che sta vagliando tutte le piste. Nel frattempo, il fratello è volato a Tunisi per capire cosa sia accaduto, mentre amici e conoscenti parlano di una donna solare e integrata nella comunità locale. La domanda però resta: è davvero rimasta nell’armadio per nove giorni o c’è altro che non si dice?