Il Consigliere federale Beat Jans è il più strenuo difensore dell'accordo sull'immigrazione che fa parte del pacchetto di accordi negoziati con l'Unione europea. Secondo questo accordo, qualora l'immigrazione dall'UE dovesse rappresentare gravi problemi economici o sociali per la Svizzera, il Consiglio federale dovrebbe poter intervenire in futuro attraverso una clausola di salvaguardia nazionale.
Ma questo approccio non fa l'unanimità all'interno del Consiglio federale. I Consiglieri federali dell'Unione Democratica di Centro (UDC) Guy Parmelin e Albert Rösti esprimono serie riserve sull'efficacia di questo concetto. Documenti interni relativi alla consultazione degli uffici, ottenuti da Blick ai sensi della Legge sulla trasparenza, evidenziano le loro critiche.
L'obiezione principale è che questa clausola di salvaguardia non porterebbe a nulla di concreto, poiché il Tribunale federale attribuirebbe sempre maggiore importanza all'Accordo sulla libera circolazione delle persone dell'UE rispetto a una legge federale o a una semplice ordinanza del Consiglio federale. Pertanto, le misure di protezione verrebbero semplicemente ignorate. "Dal punto di vista giuridico, non è possibile immaginare una soluzione nazionale che contraddica il diritto internazionale", sottolinea la Segreteria generale di Guy Parmelin, che si oppone fermamente al progetto.
Questa posizione si basa sulla recente giurisprudenza del Tribunale federale. L'Ufficio federale di giustizia, che fa parte del dipartimento di Beat Jans, condivide questo scetticismo e mette in dubbio la validità dinanzi a un tribunale di una misura di protezione introdotta tramite un'ordinanza del Consiglio federale in relazione all'Accordo sulla libera circolazione delle persone.
Affinché la clausola di salvaguardia nazionale sia realmente efficace, "una clausola Schubert dovrebbe essere sancita nella Costituzione, senza alcun margine di discussione", insiste il Dipartimento federale dell'economia (DEFR). La cosiddetta giurisprudenza Schubert stabilisce che le leggi federali prevalgono sul diritto internazionale quando il Parlamento adotta consapevolmente una legge che viola il diritto internazionale. La Segreteria Generale del DEFR propone persino soluzioni concrete per emendamenti costituzionali in tal senso.
Albert Rösti, da parte sua, critica la visione di Beat Jans, che definisce "instabile" e basata sulla "vaga speranza che il Tribunale federale modifichi la sua giurisprudenza e applichi la prassi Schubert alla libera circolazione delle persone". Da parte sua, il Dipartimento di giustizia, guidato da Beat Jans, respinge questi dubbi. A suo avviso, l'accordo sulla libera circolazione delle persone prevede ora un meccanismo in caso di inadempimento da parte di una delle parti contraenti, che si applicherebbe anche se la Svizzera adottasse misure di protezione nonostante una decisione sfavorevole del tribunale arbitrale.
"La Svizzera agisce in conformità con il trattato utilizzando questo meccanismo", spiega il Dipartimento. "L'attuale giurisprudenza del Tribunale federale sul rapporto tra diritto internazionale e diritto interno non può quindi essere trasposta a questa nuova situazione, che include un tribunale arbitrale e misure compensative".
Questa controversia avvantaggia l'UDC. Il presidente del partito Marcel Dettling si sente rassicurato nella sua opposizione a quello che il partito definisce "trattato di sottomissione all'UE". "La clausola di salvaguardia attualmente in vigore non è mai stata attivata. Peggio ancora, la nuova clausola di salvaguardia non sarebbe stata applicata nemmeno nel 2023, nonostante l'immigrazione netta abbia raggiunto circa 100'000 persone", sottolinea Dettling. In questo contesto, ritiene che questa nuova clausola non sia altro che "fumo negli occhi", una "pillola di appeasement puramente cosmetica" per la popolazione affinchè sostenga gli accordi con l'UE.