Sei anni fa una guida alpina e maestro di sci sulla quarantina che vive a Zermatt (VS) aveva conosciuto, tramite la popolare applicazione di incontri Tinder, una donna sulla trentina che viveva in Germania, il suo paese d'adozione. L'uomo si era recato in Germania e, secondo le dichiarazioni di entrambe le persone, hanno iniziato una relazione consesuale, riferisce il portale vallesano "Walliser Bote".
Nell'agosto 2016, è stata la donna a raggiungere lui a Zermatt. Dopo una giornata in cui hanno fatto un giro in mountain bike e cenato in un ristorante d'alta quota, sulla via del ritorno a casa è scoppiata una prima discussione. Durante il litigio lui le ruppe gli occhiali da sole e la macchina fotografica. Sempre secondo il racconto della donna, lui l'ha placcata a terra e le ha messo una mano sulla bocca. Questi incidenti non sono stati presi in considerazione dal Tribunale distrettuale dell'Alto Vallese, che si è occupato del caso, perché sono caduti in prescrizione.
Arrivati nell'appartamento dell'imputato, lei gli avrebbe chiarito subito di non volere rapporti sessuali mentre lui assicura che lei fosse conseziente. In tribunale, nell'estate del 2021, era quindi parola contro parola.
Dopo aver ascoltato l'imputato, la vittima e i testimoni, la corte ha concluso che c'era stato prima uno stupro nella camera da letto dell'imputato, e che lui aveva usato la forza perché la vittima perdeva sangue dal naso. Più tardi, l'imputato ha aggredito di nuovo la donna. Dopo aver spinto la testa della vittima contro il muro, lei ha cercato di scappare sul balcone. L'ha raggiunta e l'ha violentata di nuovo. La donna non si sarebbe opposta nella speranza che lui la lasciasse andare. Una strategia che ha funzionato, dato che l'imputato si è finalmente ritirato nella sua stanza.
La vittima ha poi chiamato la polizia per telefono ma, non sapendo dove fosse, non ha potuto essere aiutata. Si è poi rifugiata nell'appartamento dei vicini, indossando solo una maglietta. Loro però, invece di chiamare la polizia, sono andati a cercare il maestro di sci. La vittima è poi fuggita all'aperto, seminuda, finchè ha trovato una donna che ha avvertito la polizia.
L'inchiesta e il processo sono durati sei anni. "Troppo tempo", ha sentenziato la corte. E il ritardo ha avvantaggiato l'imputato, perché più lungo è il tempo tra il reato e la condanna, più corta è la pena. Il processo ha avuto luogo nell'agosto 2021, ma il verdetto è stato recentemente riportato dai media. L'imputato è stato riconosciuto colpevole di stupri multipli. È stato condannato a 36 mesi di prigione, di cui 9 mesi da scontare. È stato anche condannato a 30 aliquote giornaliere a 150 franchi (4'500 franchi), sospesi per due anni. Il condannato deve anche pagare 13'500 franchi di danni morali alla sua vittima e 8'000 franchi di risarcimento. La vicenda non è comunque conclusa dato che l'imputato non ha accettato la sentenza e presenterà ricorso al Tribunale cantonale del Vallese.
Nell'agosto 2016, è stata la donna a raggiungere lui a Zermatt. Dopo una giornata in cui hanno fatto un giro in mountain bike e cenato in un ristorante d'alta quota, sulla via del ritorno a casa è scoppiata una prima discussione. Durante il litigio lui le ruppe gli occhiali da sole e la macchina fotografica. Sempre secondo il racconto della donna, lui l'ha placcata a terra e le ha messo una mano sulla bocca. Questi incidenti non sono stati presi in considerazione dal Tribunale distrettuale dell'Alto Vallese, che si è occupato del caso, perché sono caduti in prescrizione.
Arrivati nell'appartamento dell'imputato, lei gli avrebbe chiarito subito di non volere rapporti sessuali mentre lui assicura che lei fosse conseziente. In tribunale, nell'estate del 2021, era quindi parola contro parola.
Dopo aver ascoltato l'imputato, la vittima e i testimoni, la corte ha concluso che c'era stato prima uno stupro nella camera da letto dell'imputato, e che lui aveva usato la forza perché la vittima perdeva sangue dal naso. Più tardi, l'imputato ha aggredito di nuovo la donna. Dopo aver spinto la testa della vittima contro il muro, lei ha cercato di scappare sul balcone. L'ha raggiunta e l'ha violentata di nuovo. La donna non si sarebbe opposta nella speranza che lui la lasciasse andare. Una strategia che ha funzionato, dato che l'imputato si è finalmente ritirato nella sua stanza.
La vittima ha poi chiamato la polizia per telefono ma, non sapendo dove fosse, non ha potuto essere aiutata. Si è poi rifugiata nell'appartamento dei vicini, indossando solo una maglietta. Loro però, invece di chiamare la polizia, sono andati a cercare il maestro di sci. La vittima è poi fuggita all'aperto, seminuda, finchè ha trovato una donna che ha avvertito la polizia.
L'inchiesta e il processo sono durati sei anni. "Troppo tempo", ha sentenziato la corte. E il ritardo ha avvantaggiato l'imputato, perché più lungo è il tempo tra il reato e la condanna, più corta è la pena. Il processo ha avuto luogo nell'agosto 2021, ma il verdetto è stato recentemente riportato dai media. L'imputato è stato riconosciuto colpevole di stupri multipli. È stato condannato a 36 mesi di prigione, di cui 9 mesi da scontare. È stato anche condannato a 30 aliquote giornaliere a 150 franchi (4'500 franchi), sospesi per due anni. Il condannato deve anche pagare 13'500 franchi di danni morali alla sua vittima e 8'000 franchi di risarcimento. La vicenda non è comunque conclusa dato che l'imputato non ha accettato la sentenza e presenterà ricorso al Tribunale cantonale del Vallese.