*Interrogazione di Omar Balli (per il Gruppo Lega) al Governo
Il Consiglio Federale, a fine marzo, ha deciso di aumentare i tassi sui crediti Covid. Dal tasso zero si è passati ad un tasso che va dal 1.5% fino al 2%. Una decisione che penalizza le PMI e gli artigiani che, ricordiamo, avevano potuto beneficiarne per fare fronte alle enormi difficoltà causate dalla pandemia e dal lockdown deciso dal CF.
Va altresì sottolineato che, il 31 marzo dell’anno scorso, sono stati introdotti gli ammortamenti. Infatti, é stato stabilito che, di regola, i crediti Covid devono essere rimborsati entro 8 anni dalla concessione. Nell’attuale situazione congiunturale legata alla guerra in Ucraina ed ai conseguenti rincari, simili decisioni appaiono problematiche. Il nostro Cantone ne risulta ancor più penalizzato in quanto la sua situazione economica e sociale è nettamente peggiore rispetto al resto della Svizzera, anche grazie alla libera circolazione che, va detto, i ticinesi hanno sempre respinto.
Dopo questa doverosa premessa, poniamo al Lodevole Consiglio di Stato, le seguenti domande:
- è stato consultato prima della decisione del Consiglio Federale? La condivide? Ha espresso o intende esprimere la sua contrarietà? Ha chiesto o intende chiedere l’annullamento o, perlomeno, un rinvio della stessa?
- Gli Istituti bancari ticinesi, in primis Banca Stato sono stati interpellati in merito (dal Governo federale e da quello cantonale)? Con che esito?
- Quale è la situazione attuale in Ticino (stima dell’importo totale dei crediti in essere e del loro numero)?
- Quale effetto si prevede che abbia questa decisione (sia sulle aziende e sugli artigiani coinvolti, che sull’economia ticinese in generale)?
Il Consiglio Federale, a fine marzo, ha deciso di aumentare i tassi sui crediti Covid. Dal tasso zero si è passati ad un tasso che va dal 1.5% fino al 2%. Una decisione che penalizza le PMI e gli artigiani che, ricordiamo, avevano potuto beneficiarne per fare fronte alle enormi difficoltà causate dalla pandemia e dal lockdown deciso dal CF.
Va altresì sottolineato che, il 31 marzo dell’anno scorso, sono stati introdotti gli ammortamenti. Infatti, é stato stabilito che, di regola, i crediti Covid devono essere rimborsati entro 8 anni dalla concessione. Nell’attuale situazione congiunturale legata alla guerra in Ucraina ed ai conseguenti rincari, simili decisioni appaiono problematiche. Il nostro Cantone ne risulta ancor più penalizzato in quanto la sua situazione economica e sociale è nettamente peggiore rispetto al resto della Svizzera, anche grazie alla libera circolazione che, va detto, i ticinesi hanno sempre respinto.
Dopo questa doverosa premessa, poniamo al Lodevole Consiglio di Stato, le seguenti domande:
- è stato consultato prima della decisione del Consiglio Federale? La condivide? Ha espresso o intende esprimere la sua contrarietà? Ha chiesto o intende chiedere l’annullamento o, perlomeno, un rinvio della stessa?
- Gli Istituti bancari ticinesi, in primis Banca Stato sono stati interpellati in merito (dal Governo federale e da quello cantonale)? Con che esito?
- Quale è la situazione attuale in Ticino (stima dell’importo totale dei crediti in essere e del loro numero)?
- Quale effetto si prevede che abbia questa decisione (sia sulle aziende e sugli artigiani coinvolti, che sull’economia ticinese in generale)?