Svizzera, 01 aprile 2025

Per il presidente del PS la Svizzera deve sostenere la coalizione militare guidata da Francia e Inghilterra

Il copresidente del Partito socialista svizzero, Cédric Wermuth, sostiene che la Svizzera debba essere integrata alla struttura di sicurezza europea. Secondo Wermuth, bisogna ripensare le collaborazioni militari soprattutto con l'Unione europea, insiste lunedì sulla stampa il argoviese.

“In un modo o nell’altro, dobbiamo sostenere la coalizione che si sta creando, con Emmanuel Macron e Keir Starmer alla testa”, dichiara Wermuth a Le Temps, di fronte a quello che definisce “tradimento del governo neofascista” del presidente americano Donald Trump. Si riferisce alla “coalizione di paesi volenterosi” che Parigi e Londra stanno cercando di mettere insieme per garantire una possibile pace in Ucraina.

Questa struttura di sicurezza europea è in fase di creazione, “anche se ci sono molte domande aperte”, riconosce il socialista, che ritiene tuttavia che questo sia l'unico partner “affidabile” della Svizzera. Bisogna quindi pensare alla costruzione della sicurezza civile, e le collaborazioni militari non devono più essere pensate solo con la Nato, a cui il Ps si oppone, ma soprattutto con l’Ue.



"Dobbiamo finalmente dare il nostro contributo alla difesa dell'Europa democratica e sociale", aggiunge il consigliere nazionale del canton Argovia alla NZZ. Può quindi immaginare che la Svizzera cofinanzi le forze di difesa armate europee. In definitiva, anche la Svizzera beneficia di questa protezione da parte dell’Europa, a maggior ragione se l’America si ritirerà dalla NATO.

Restano escluse azioni sul piano militare, ma la Svizzera può contribuire alla ricostruzione dell'Ucraina, ribadisce Wermuth che ritiene “ridicoli” i 5 miliardi di franchi finora stanziati per i prossimi dieci anni.

Se un contributo svizzero compreso tra 20 e 25 miliardi di franchi fosse più proporzionato, il socialista ritiene realistico almeno un raddoppio dei fondi attualmente decisi. Potremmo utilizzare gli averi della banca centrale russa congelati in Svizzera, circa 7 miliardi, e il denaro degli oligarchi russi, circa 5 miliardi. “È solo una questione di volontà politica”, conclude il copresidente socialista.

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